Andare in cascetta a Siena

Siamo tutti contenti. Mia figlia perché non andrà a scuola due giorni. Io e mia moglie perché ci faremo un bel week-end fuori. L’occasione è la presentazione del libro Andare in cascetta in quella meravigliosa città che è Siena. Grazie a Nico, Luca e a tutti i ragazzi dello Spring Rumble che ci hanno invitato. Venerdì 29 aprile avrò l’onore e l’onere di aprire questo gagliardo festival DIY Garage Punk Lo-fi, per poi lasciare spazio a gran bei gruppi come Chronics, The Dirtiest, Plutonium Baby, Wide Hips 69, ecc.

Spring Rumble Festival - Siena

Nessuna pausa a Teramo r’n’r city

WIDE HIPS 69
Menopause
(Area Pirata)

WideHips69_Menopause State per leggere una recensione di parte. Le Wide Hips 69 sono di Teramo come me, siamo amici e negli ultimi tempi ci siamo visti con una certa regolarità per organizzare dei concerti di r’n’r marcio, sporco ma per niente imbecille. Quindi se siete dei piccoli fans della deontologia vi invito a sgrizzare subito via. Wide Hips 69 sono tre donne e un uomo ma, non me ne voglia Luciano (il mio batterista preferito di sempre, e non esagero) può essere considerata a tutti gli effetti una female band. La migliore female garage r’n’r band italiana. E spero di riuscire a spiegarvi il perché nelle poche righe che seguono.
Donne, si diceva, non ragazze. E la chiave sta proprio qui. Una band formata da gente con gusto, attitudine, una montagna di ascolti alle spalle, il disincanto e direi anche la maturità che arrivano solo ad una certa. La voce di Cristina, potente e selvaggia, è alla stregua di uno strumento. La chitarra di Lorena indica la strada come un gps di ultima generazione. La sezione ritmica di Daniela e Luciano tracciano il percorso facendo pozze per terra, immaginate una motoruspa guidata da James Hunt e non sarete molto lontani da quello che intendo.
L’insieme di questi ingredienti fa di Menopause un gran bel disco perché gli ingredienti, appunto, sono cucinati da cuochi col manico che pensano solo a suonare, facendosi una manica di cazzi propri come dovrebbe sempre essere. Inoltre l’album, registrato live in studio e missato dalle sapienti mani di Rosario Memoli (The Wild Week-End e The Provincials), è stato dato alle stampe dalla gagliarda Area Pirata che in Italia, e non solo, è sinonimo di qualità per certe sonorità.

foto_WideHips69

Nel primo pezzo Cristina imita un’oca giuliva e sembra quasi faccia il verso a una olgettina, non a caso il titolo scelto è Stupid Bitch. Subito dopo arriva Blind Woman e si passa dal giorno alla notte (o forse sarebbe più corretto il contrario), al punk prima del punk, venendo catapultati nel bel mezzo di una sassaiola nei sobborghi di Detroit sul finire degli anni ’60 con contusi gravi rimasti agonizzanti sul campo di battaglia.
Gran botta anche la tripletta successiva aperta dall’hard-garage spezzettato Doom and Gloom, che ha un finalino “vocale” niente male, dal manifesto Live Fat Die Drunk con quel bel passo hardcore, per chiudere con la rovesciata plastica I Needed You (scitta da Gaetano dei Wild Week-End) in cui la voce imperiosa di Cristina tocca i livelli di Lisa Kekaula dei Bellrays via Tina Lucchesi periodo Trashwomen. E ho detto tutto.
Da citare pure Beer, Pussy and Tea, non fosse altro per il titolo così delicato e per quell’1-2-6-9 freakantoniano in apertura che anticipa un rullo compressore grezzo e feroce di garage-punk non molto lontano da Eptadone. E ancora il punk dritto per dritto Under The Train il cui sottotitolo “allegory about drugs addiction” non lascia spazio ad interpretazioni.
Per il loro primo album (ufficiale) le Wide Hips 69 hanno pensato bene di fare anche un videoclip come si deve, affidando la regia al comune amico Josh Heisenberg. Il protagonista, Massimo Ciampani, è il cantante della band dark wave Christine Plays Viola: altro caro amico, nonché mio collega di lavoro. Ogni mattina facciamo la pausa caffè assieme parlando di cazzate e rock and roll, cose che spesso coincidono. Io mi prendo un espresso e mi fumo un paio di sigarette una dietro l’altra, lui un caffè al ginseng senza zucchero. Per la cronaca.

L’amichevole recensione che avete appena letto è stata pubblicata qualche giorno fa su BLACK MILK, la più ganza et gonza webzine r’n’r diy italiana.

Support your local scene

È cosa buona e giusta sostenere la scena musicale locale?
Sì, ma non sempre. E mi spiego meglio.
Tutti noi, chi più chi meno, ci riempiamo la bocca con questa orrenda parola che è “meritocrazia”. Ma poi, magicamente, ce ne dimentichiamo quando si tratta di nostri compaesani che imbracciano uno strumento musicale e suonano qualcosa di vagamente somigliante al rock.
Tutti noi, chi più chi meno, siamo dei Meat Puppets. E non mi riferisco ai fratelli Kirkwood, bontà loro.
Pertanto io non mi sento di sostenere proprio un bel niente solo perché, chessò, con il batterista tal dei tali ci incontriamo dal pizzicagnolo sotto casa, al bassista X mi lega una parentela di terzo grado, il figlio del chitarrista Y va in classe con mia figlia o il fratello del cugino della cognata del prozio di mia moglie canta in una band che ha in scaletta una mezza cover di That Girl dei Mummies. “A me checcazzo me ne frega a me”, citando il prode Maccio Capatonda.

WideHips69_LOFFICINA

Chiarito ciò questo week-end mi vado a vedere con piacere due bei concertini locali, di gente che stimo come musicisti al di là del legame amicale che mi lega loro. Entrambi i concerti, peraltro, si tengono a L’Officina a cui sono legato per diversi motivi: in tutta onestà non è secondario il fatto che il locale mi stia dietro casa.

Si inizia venerdì 31 ottobre con il concerto di presentazione di MenoPause, primo album ufficiale delle WIDE HIPS 69 sulla benemerita Area Pirata Records. Nell’occasione sarà anche proiettato in anteprima il videoclip di Bipolar Disorder per la regia di Josh Heisenberg che è un altro di quelli bravi assai: due piccioni con una fava. Su questa eccellente party band garage’n’roll mi sono espresso più volte e non voglio ripetermi. Daniela, Lorena, Cristina e Luciano sono dei grandi; e non solo per via dell’età.

Il giorno dopo, sabato 1 novembre, è la volta dell’esordio live di THE DEAD MAN SINGING, il progetto che Paolo Marini ha messo su per omaggiare i suoi eroi canterini passati a miglior vita. Paolo è un caro amico, l’avrò visto dal vivo un centinaio di volte (una metà di queste eravamo sul palco assieme con gli Amelie Tritesse) e devo dire che uno dei concerti migliori fra tutte le sue incarnazioni musicali l’ho visto proprio quando era da solo, a San Benedetto del Tronto. Quindi sono molto curioso, nonché fiducioso.

Se ci siete ci vediamo a L’Officina. Mi trovate nelle adiacenze del palco o del bar.

TheDeadManSinging_LOFFICINA