THE SECRET TAPE
The Secret Tape EP
(Area Pirata/White Zoo)
Appuro da Luca Frazzi che i Secret Tape vengono dalle sue parti, da Fornovo Taro in provincia di Parma. E lassù, a parte la erre “uvulare”, hanno dimestichezza anche con la erre di r’n’r. Mi colpisce soprattutto questo passaggio di Luca su Rumore di novembre: “Non tutti imbracciano le chitarre con l’obiettivo di suonare al Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma. C’è anche chi suona perché sa che il rock è nato per spaventare i genitori.”
Cos’altro aggiungere?
Ricordo l’album dei Secret Tape di qualche anno fa, mi è rimasta impressa la foto di copertina con questo mano che tira fuori una musicassetta dal taschino della camicia. Ma non li avevo mai ascoltati prima. Recupero oggi, complice la recensione di Luca e l’ottima accoppiata Area Pirata + White Zoo Records che ha prodotto l’omonimo EP 7” di 4 pezzi: le 30 copie con copertina differente sono andate subito esaurite, sono ancora disponibili quelle regolari in vinile bianco e mini CD allegato che contiene due brani in più, e comunque l’EP è scaricabile gratuitamente sulla pagina Bandcamp della band.
In effetti il dischetto è una piccola bomba. L’attitudine dei Secret Tapes mi fa pensare agli Orwells o, per rimanere in Italia, ai veneti Dancers. Nei loro pezzi c’è della gran freschezza e la giusta proporzione tra melodia albionica e lo sfasciume a stelle e strisce. Non a caso le note stampa citano Ty Segall da una parte e i Libertines dall’altra che mi paiono riferimenti azzeccati (invero più il secondo del primo). Io ci aggiungerei anche gli Hives di cui oggi sembra non si ricordi nessuno: ascoltate I Got You e ditemi.
I pezzi che preferisco sono Blow, una bella ballata roots-rook spruzzata di modernità, e Paul’s Got The Beat, presente solo nel cd allegato, che ha un ritornello davvero “catchy” come dicono gli americani. L’unico appunto che mi sento di muovere è la scelta di mettere in evidenza la voce, anche perché in alcuni passaggi (penso ad Almighty) ricorda troppo quella di Liam “sbruffoncello” Gallagher.
Ciò detto ai ragazzi emiliani bisogna solo fare un plauso perché incarnano molto bene la nuova ondata garage-rock. È gente che bada poco alle mode (o le mischia), che non ha etichetta (o ne ha diverse), che non si prende troppo sul serio e non si fa alcun problema a svicolare nei territori indie-rock e imprimere accelerazioni di punk melodico. Gente a cui frega zero, insomma.