Faccia d’angelo, oh… ci son cascato di nuovo

ANGEL FACE – Angel Face (Slovenly Recordings)

Sono in quattro, vengono da Tokyo, fanno punk ’77 in bassa fedeltà dal forte appeal melodico, andando a pescare nelle frattaglie macilente del r’n’r anni ‘50 e ‘60. Fin qui nulla di eclatante. Ma facciamo i bravi cronisti e esponiamo in sintesi anche le 3 W mancanti.

Alla fine del 2020 Fink – figura centrale del punk giapponese degli ultimi 35 anni, ex America Soul Spiders, Teengenerate, Firestarter, ecc. – lascia la sua band dell’epoca, i Ruler, e si unisce ad alcuni amici, tra i quali Toyozo dei Fadeaways, per una nuova avventura musicale. La cosa naufraga velocemente per scazzi interni ma Toyozo è impressionato dalle nuove canzoni di Fink e gli chiede di continuare a suonare insieme. Così tirano dentro la batterista Rayco, iniziano a fare qualche concerto in giro e in brevissimo tempo registrano il primo demo. Ai loro concerti c’è spesso un folle che balla come un tarantolato in mezzo al pubblico, Hercules, batterista dei Sensitive Lips e degli ottimi power poppers The Choosers. Impossibile non notarlo. È lui l’anello mancante. Nell’estate del 2021 lo imbarcano alla “voce tremolante” e il gioco è fatto. Sul finire del 2023 esce su vinile il loro album d’esordio omonimo. Zero fronzoli. Copertina nera con su la scritta Angel Face rossa a caratteri cubitali.

L’ottima recensione del decano Luca Frazzi, pubblicata su Rumore di marzo, inizia così: “Forte del suo totale anacronismo, questo disco spicca per coraggio e incoscienza, condizione necessaria per candidarsi a next big thing del suono post Ramones, mezzo secolo nel quale non abbiamo fatto altro che ascoltare riascoltare il solito giro di chitarre e due coretti stupidi al limite della demenza, sempre gli stessi. Dure a morire, certe cose.”

Cosa aggiungere su questi dieci pezzi che superano a malapena 20 minuti? Be’, che il suono è riconoscibile eppure maledettamente fresco, originale, tutto proiettato in avanti sulle ali di una melodia acidula, lo-fi, claudicante che, nel genere, non si ascoltava da anni. Bad Feeling, Big City, Right Time, That’s Enough, il trattore ubriaco I Can’t Stop sono calamite bubblegum punk a presa rapida che ti risucchiano e ti fanno cadere nella trappola con tutte le scarpe. Insomma: chi sta dentro questa roba, e magari tiene i primi titoli Lookout! in una teca e una discreta collezione di singoli Rip Off, faticherà a togliere dal piatto questo splendido vinile che gira a 45 rpm. Garantito.

https://slovenly.bandcamp.com/album/angel-face-angel-face-lp

47 morto che parla: i miei migliori album del 2019

Ecco l’immancabile classificone di fine anno. Ho 47 anni e questi sono i 47 album che hanno solleticato di più i miei padiglioni auricolari nel 2019. Di molti ho scritto su Rumore. Ascoltateli, se potete.


1. PIST IDIOTS TICKER (AUTOPRODUZIONE)
“Due EP alle spalle e ora un terzo mini album di sette pezzi che li pone tra i migliori interpreti del garage r’n’r in senso molto lato. Una marea che monta e spazza via tutto”
2. AMYL AND THE SNIFFERS AMYL AND THE SNIFFERS (ROUGH TRADE/ATO)
“Undici pezzi che entrano in tackle scivolato, tagliando letteralmente le gambe. Impossibile abbassare il livello di adrenalina”
3. URANIUM CLUB THE COSMO CLEANERS (STATIC SHOCK)
“La cosa migliore l’ho letta in una recensione che dice: “C’è la netta sensazione che gli Uranium Club si sentano più intelligenti di te”. Non è una sensazione, tantomeno una pretesa, è la verità”
4. TROPICAL FUCK STORM BRAINDROPS (JOYFUL NOISE RECORDINGS/FLIGHTLESS)
“Un miscuglio di chitarrismo sghembo ed elettronica imperfetta, afro beat, soul distopico e spoken word ipnagogici tra ESG e Sleaford Mods con testi alla Kurt Vonnegut”
5. DOTS WEEKEND OFFENDER (SLACK)
“A due anni da Hangin On A Black Hole i mantovani tornano a sorprendere con un secondo album che WOW! Se c’è qualcuno in Italia capace di restituirci i Beastie Boys di Sabotage, innalzando il cazzeggio a disciplina accademica, sono di certo loro”
6. ET EXPLORE ME SHINE (VOODOO RHYTHM)
“Il trio di Harleem, Olanda del nord, fa vibrare space garage psichedelico farcito di fuzz restandosene ai margini. Questo è il primo album in quasi vent’anni d’attività, ma l’attesa è stata pienamente ripagata. Citando il sommo Celenza: Ollolanda che disco!”


7. WIVES SO REMOVED (CITY SLANG)
“Cosa c’è di nuovo? Assolutamente nulla. C’è un gran buttato via nella voce indolente di Jay Beach, c’è della lattiginosa precarietà, c’è il r’n’r dal motore a scoppio, c’è la chitarra singhiozzante, c’è la melodia acidula e lo-fi che sa di canzoni meravigliose di cui non ricordiamo i titoli. C’è che mischiano molto bene le carte”
8. THE STROPPIES WHOOSH! (TOUGH LOVE)
“Gli Stroppies ci fanno ripiombare con tutte le scarpe nel piccolo mondo antico della Flying Nun Records, fatto di armonie garbate ma comunque acidule e graffianti”
9. EDDY CURRENT SUPPRESSION RING ALL IN GOOD TIME (CASTLE FACE)
10. WOLFMANHATTAN PROJECT BLUE GENE STEW (IN THE RED)
11. JEREMY TUPLIN PINK MIRROR (TRAPPED ANIMAL)
“Il cantastorie del Somerset torna sulla terra con un album che pesca con una mano nell’autobiografia con l’altra nei temi sociali. Musica evocativa, spirituale, intensa, eppure estremamente pop e armoniosa. Una rarità trovare nel cantautorato un bilanciamento così compiuto di integrità e mistero, emotività e humour”
12. LOVE TRAP ROSIE (WILD HONEY)
“Poesia minimalista, flusso di coscienza e melodie beatlesiane soffocate nella culla. In lontananza si scorge una sagoma caracollante che fai fatica a capire se è Nick Cave o il sosia anoressico di Elvis”


13. CORNER BOYS WAITING FOR 2020 (DRUNKEN SAILOR)
“I ragazzi dell’angolo pubblicano l’album della conferma, tirando fuori dal cilindro dieci pezzi uno più anthemico dell’altro che stimolano il sistema nervoso simpatico con un punk melodico ma comunque ruvido, capace di tenere costantemente alti i livelli di adrenalina”
14. THE CAVEMEN NIGHT AFTER NIGHT (SLOVENLY)
“Come suonerebbe un gruppo r’n’r dei primi anni 60 completamente sfatto alla festa di una confraternita studentesca incline a iniziazioni violente? Semplice: come i 13 pezzi del quarto album dei selvaggi neozelandesi”
15. SENZABENZA GODZILLA KISS! (BAD MAN/STRIPED)
“Un mix perfetto di freschezza ed esperienza, Ramones da una parte e Beatles dall’altra. Un suono derivativo ma così riconoscibile, anche nella voce di Nando, da essere un marchio di fabbrica. Come cantano in We Never Get Played On The Radio, un mistero che siano rimasti solo un gruppo di culto”
16. DIIV DECEIVER (CAPTURED TRACKS)
17. R.M.F.C. HIVE – VOLUMES 1 & 2 LP (ERSTE THEKE TONTRÄGER)
“L’acronimo sta per Rock Music Fan Club, lui è Buz Clatworthy: un annoiato millennial punk australiano che ha consumato i dischi di Jay Reatard senza farsi le pippe su cos’è punk e cos’è indie”
18. REVEREND BEAT-MAN AND IZOBEL GARCIA BAILE BRUJA MUERTO (VOODOO RHYTHM)
“La musica che vorrei ascoltare quando percorrerò il viale che conduce all’altro mondo”


19. BOOJI BOYS TUBE REDUCER (DRUNKEN SAILOR)
“Immaginate i Guided By Voices che si danno appuntamento con gli Hüsker Dü a casa di Greg Lowery alle prese con le prime prove dei Supercharger in uno scantinato dove campeggia il poster gigante dei Creedence Clearwater Revival”
20. AUSMUTEANTS … PRESENT THE WORLD IN HANDCUFFS (ANTI FADE)
“Un incredibile concept su un poliziotto violento. Da Hate The Police dei Dicks a Police Story dei Black Flag, il punk ha denunciato spesso la brama di controllo, la corruzione e l’abuso di potere delle forze dell’ordine. Ma questo è un quadruplo salto mortale e mezzo carpiato”
21. ALLAH-LAS LAHS (MEXICAN SUMMER)
22. SANTAMUERTE KONOKONO (GO DOWN/MIACAMERETTA)
“Il gruppo di Mola di Bari ha alzato l’asticella. È evidente sin dalla botta d’elettricità hard garage My Pills più Oh Sees che Black Lips, a cui i nostri sono spesso accostati”
23. SURF CURSE HEAVEN SURROUNDS YOU (DANGER COLLECTIVE)
“Non sono un grande fan dell’indie pop edulcorato da cameretta, eppure questi due mi hanno rapito con la loro eleganza epica d’altri tempi
24. UV RACE MADE IN CHINA (AARGHT!)
“Falce e martello nel centrino del vinile, inserto con testi in cinese, una copertina che sembra opera di Remo Squillantini risucchiato dalle pagine di Bret Easton Ellis. Gli Uv Race sono una delle più strane band australiane di area post punk”


25. GOOFY AND THE GOOFERS EDILPITTURE ORLANDI & F.LLI OMEZZOLLI (WALKMAN)
“Otto pezzi come sampietrini punk in mezzo a una gragnòla di wah wah, decelerazioni funk, coretti dall’armonia acidula soffocati dagli spasimi, noise blues a doppi giri e solenne melodia weird”
26. THE ORWELLS THE ORWELLS (AUTOPRODUZIONE)
27. THE WORLD REDDISH (MICROMINIATURE/LUMPY)
“I World sono un bizzarro collettivo artistico di Oakland a trazione femminile, delle tre donne in formazione una suona persino due ridicoli bonghetti e un campanaccio con le bacchette”
28. THE COWBOYS THE BOTTOM OF A ROTTEN FLOWER (FEEL IT)
“Melodia a catinelle, echi Paisley Underground, chitarre acustiche, surf, falsetti e la malinconia sottopelle di un Townes Van Zandt cresciuto a botte di hardcore punk”
29. RAVI SHAVI BLACKOUT DELUXE (ALMOST READY)
“La miscela di classic punk, indie moderna e new wave con una botta di r’n’r fa dei Ravi Shavi la punta più acuminata del garage pop di oggi”
30. THE HECK WHO? (DIRTY WATER)
“Un’idea di garage punk sonico e affilatissimo così lontano così vicino dai padri del genere”


31. FONTAINES D.C. DOGREL (PARTISAN)
32. TH DA FREAK FREAKENSTEIN (HOWLIN’ BANANA/BORDEAUX ROCK/FLIPPIN’ FREAKS)
“Il ragazzo di Bordeaux tesse un album di psichedelia indie pop dai colori autunnali, notevole per la scrittura mai fuori misura e per la giocosa saudade in filigrana”
33. UNOAUNO BARAFONDA (RIBESS)
“Rispetto al promettente esordio sono evoluti senza spostarsi di un millimetro. Mi spingo a dire che sono tra i più credibili’parlatori rock’ italiani degli ultimi vent’anni”
34. UROCHROMES TROPE HOUSE (WHARF CAT)
“Il duo chitarra, voce e drum machine del Massachusetts finalmente incanala la violenza hardcore e post punk dentro un vero album che è un campo minato con schegge di sperimentazione a mo’ di dardi infuocati”
35. INUTILI NEW SEX SOCIETY (AAGOO)
“Gli Inutili sono ancora uno dei segreti meglio custoditi del nostro rock alternativo. Certo non aiuta l’indole appartata e un’attitudine free punk che s’infrange sugli spigoli acuminati del noise d’avanguardia”
36. CEREAL KILLER BEGINNING AND END OF CEREAL KILLER! (ANTI FADE/DRUNKEN SAILOR)
“Un album hardcore punk profondamente moderno, arcigno, storto, lo-fi. Un paio di punti in più perché coglionano il prossimo appellandosi Geelong stadium rock band


37. ANDY HUMAN & THE REPTOIDS PSYCHIC SIDEKICK (TOTAL PUNK)
“Post punk obliquo ma così maturo da non dover cedere al cliché dell’aggressività, robotico, spruzzato di psichedelica sulfurea, che segue le orme di Devo e Gang Of Four impresse sull’argilla molle del suolo lunare”
38. COSMONAUTS STAR 69 (FUZZ CLUB/BURGER)
“I losangelini ciondolano in quella terra di mezzo tra il garage punk e il dream pop, con l’arroganza degli Stone Roses tenuta a freno dalla droga dei Primal Scream dell’89-91 e la psichedelica stratificata degli Spacemen 3”
39. THE HUSSY LOOMING (DIRTNAP)
“Bobby e Heather Hussy ingrassano il suono e pigiano sull’acceleratore hard in quello che potrebbe essere l’album mai realizzato di Kim Shattuck assieme ai Mudhoney”
40. THE KAAMS KICK IT (AREA PIRATA)
“Fanno musica fuori moda, musica di genere che, come la narrativa di genere, dai più viene considerata di serie B. Questo per dire che gli orobici sono gli Scerbanenco del garage punk, se capite cosa intendo”
41. JOSY & PONY EPONYME (FREAKSVILLE/ROCKERILL)
“Il groove zampilla tra flutti shoegaze sotto un cielo terso di psichedelia, con l’organo Sixties garage che tiene testa all’esuberanza French touch”

 

42. GONZO DO IT BETTER AGAIN (ANTI FADE)
“Saints ed Eddy Current Suppression Ring sono state due grandi rock band australiane. Dico rock non a caso. I ragazzi di Geelong ne seguono le orme, rifiutando le etichette punk, indie, psych, ecc.”
43. NEUTRALS KEBAB DISCO (EMOTIONAL RESPONSE)
44. MUDDY WORRIES THIRD DEGREE (ARAGHOST)
“Una balugine nel mezzo della foschia: questo è l’esordio lungo del trio bolognese d’adozione”
45. FERRO SOLO ALMOST MINE: THE UNEXPECTED RISE AND SUDDEN DEMISE OF FERNANDO – PART II (RIFF/WE WORK/FERNANDO DISCHI/AREA PIRATA/DEAMBULA)
46. NEW BERLIN MAGNET (GOODBYE BOOZY)
“Il secondo album del trio texano è asciutto, minimale, ultrabasico. Non c’è trucco e non c’è inganno in queste 11 canzoni che durano appena 17 minuti”
47. JESUS FRANCO & THE DROGAS NO(W) FUTURE (BLOODY SOUND FUCKTORY)
“Frattanto che la civiltà si sgretola i nostri Melvins di provincia, cresciuti a colpi di stoccafisso all’anconetana e Verdicchio dei Castelli di Jesi, continuano a menare r’n’r granitico liscio come pietra levigata dal mare”

I (MIEI) MIGLIORI ALBUM DEL 2018

Un anno interessante il 2018 per il rock and roll bizzarro. Ecco le mie preferenze in ordine alfabetico. Di certo mancano molti album meritevoli di attenzione. Pazienza. Di diversi album ho scritto nel corso dell’anno su Rumore.

I PRIMI 20

BORZOIA Prayer For War (12XU): “Qualcuno ha scritto che sprigionano un’agile pesantezza. Vero. I tre di Austin sono nervosi e metallici come le band più geniali e rognose della Ampethamine Reptile.” (Rumore, dicembre 2018)
BRONCHOBad Behavior (Park The Van): “Quello a cui si assiste è un incontro ravvicinato del terzo tipo tra pop, psichedelica e glam extraterrestre, che si sfidano sui terreni accidentati della religione, del peccato e del vizio.” (Rumore, dicembre 2018)
BUTTERTONES  – Midnight in a Moonless Dream (Innovative Leisure): “Alla prova del quarto album mollano westernismi e spiagge assolate della West Coast per abbordare un sound più maturo e noir che odora di Scientists e Gun Club, ma teletrasportati al tempo dei Tame Impala.” (Rumore, settembre 2018)
THE CAVEMENNuke Earth (Slovenly): “I Cavemen fremono, sbraitano, ringhiano, viaggiano sollevati 20 centimetri da terra morsicati dalla tarantola dell’urgenza.” (Rumore aprile 2018)
COLOR TVColor TV (Deranged)
CUORE MATTOBaci ad Occhi Aperti (Autoproduzione): “Il suono è siderurgico, minaccioso, di una pienezza impressionante… la voce urlata, sguaiata, catarrosa, è sempre presente…” (Rumore, novembre 2018)
FERRO SOLOAlmost Mine: The Unexpected Rise and Sudden Demise of Fernando (Riff/Fernando/Area Pirata/Deambula): “Un concept r’n’r che, come quei libri antichi di un certo valore (affettivo e non solo), vanno tenuti in bella mostra nella credenza buona per vantarsene con i conoscenti.” (Manwell.it, 2 dicembre 2018)
GEE TEE  – Gee Tee (Goodbye Boozy): “Gee Tee è Kel Mason, folletto del weird garage odierno che, per non saper né leggere né scrivere, ha fatto sua la lezione di Brian Eno per poi imbastardirla con l’ultimo, oscuro gruppo delle compilation Killed by Death.” (Rumore, luglio-agosto 2018)
THE GOON SAXWe’re Not Talking (Chapter Music/Wichita): “A dispetto della copertina imbarazzante, il secondo album dei ventenni di Brisbane è un gioiellino guitar pop che trae forza da un’elementarità spavalda e dalla miracolosa funzionalità delle tre voci.” (Rumore, dicembre 2018)
IDLESJoy As An Act Of Resistance (Partisan)
LAMEAlone and Alright (Alien Snatch!): “Di cosa parliamo quando parliamo di rock and roll? Sovente ci soffermiamo su piccoli particolari, sensazioni, minutaglie a buon mercato. Che hanno il loro peso ma in fondo sono marginali. Qui si può, anzi si deve, parlare di canzoni: spesso sorrette da struggenti chitarre acustiche e melodie a rilascio lento che illuminano i sentieri pericolanti del garage, del blues, del post punk.” (Rumore, giugno 2018)
LOVESPOONCheapfuck (Heyman!): “Alt garage folk permeato da r’n’r e power pop azzurro mare, di lignaggio Big Star, su cui colano gocce di rugiada psichedelica.” (Rumore, aprile 2018)
OBNOXTemplo Del Sonido (Monofonus Press/Astral Spirits): “Il nostro uomo dell’Ohio accatasta hip-hop, noise rock, free jazz, psichedelica di riporto, schegge experimental e Cleveland punk (un mix di Pagans e Pere Ubu) finendo per plasmare il suono dell’Armageddon.” (Rumore, novembre 2018)
PARQUET COURTSWide Awake (Rough Trade)
RIK & THE PIGSA Child’s Gator (Total Punk): “Rik e compagni rimescolano vecchie carte e le buttano sul tavolo facendole tornare nuove. Attitudine hardcore e classicità rock and roll con gli ormoni impazziti delle NY Dolls e la zazzera di Andy Shernoff e Handsome Dick Manitoba.” (Rumore, maggio 2018)
STRAIGHT ARROWSOn Top! (Rice Is Nice/Agitated): “Dentro On Top! c’è il garage rock più vecchio possibile nella forma e nella sostanza più moderne possibili. Con una mirabolante capriola temporale i Sixties sbarcano come alieni arrapati negli anni ’10 del nuovo secolo…” (Rumore, gennaio 2019)
THE SUEVESR.I.P. Clearance Event (HoZac): “Nervi tesi, soul oscuro, groove contorto, nichilismo, mosche da bar, fratture del garage punk scomposto della Chicago di ieri e di oggi… un gruppo enorme nella sua completa perifericità rispetto a ciò che gira oggi.” (Rumore, luglio-agosto 2018)
TRANS UPPER EGYPTTUE (No=Fi Recordings/My Own Private): “Rispetto ai precedenti album ed EP i Trans Upper Egypt oggi sono più controllati, non si lanciano senza paracadute, puntano dritti verso la forma canzone.” (Rumore, ottobre 2018)
TROPICAL FUCK STORM  – A Laughing Death In Meatspace (Tropical Fuck Storm/Mistletone/Joyful Noise Recordings)
VIAGRA BOYS  – Street Worms (Year0001)

ALTRI 21

ART BRUT Wham! Bang! Pow! Let’s Rock Out (Alcopop! Records)
BAD PELICANSBest Of (Stolen Body): “Partono a cazzo e finiscono a razzo: scusate il francesismo ma questi sono pure parigini… Citazionismo a go-go e personalità strabordante.” (Rumore, giugno 2018)
BETA BOYSLate Night Acts (Feel It/Erste Theke Tonträger): “Se penso ai Germs la mente corre ai Beta Boys… Rispetto al passato la cifra stilistica della band è più personale, meno hc e più scuzz r’n’r delle catacombe.” (Rumore, novembre 2018)
BOOTCHY TEMPLEGlimpses (Howlin’ Banana/Azbin/Hellzapoppin): “Con la consueta naturalezza twee pop il quintetto tira su la colonna sonora della quiete di una campagna bagnata da pioggerellina malinconica.” (Rumore, dicembre 2018)
THE BRADIPOS IVLost Waves (Area Pirata): “A fare la differenza è l’anima, direi mediterranea, che s’innalza nella melodia malinconica … un’anima che scalda fino a bruciare.” (Rumore, settembre 2018)
CALCUTTAEvergreen (Bomba Dischi/Sony)
LUCIANO CHESSACanti Felice (Skank Bloc): “Chessa è un artista colto, multiforme, che non ha mai fatto mistero della passione per la canzone d’autore italiana… oggi torna sui luoghi della gioventù, riprendendo il filo del cantautorato lo-fi ridotto all’osso…” (Rumore, luglio-agosto 2018)
DIAFRAMMAL’abisso (Diaframma Records): “Non è vero che a 60 anni si entra nell’abisso della vecchiaia. E magari tra un anno e mezzo Federico Fiumani, a 60 anni, entrerà nel mito dalla porta principale.” (Rumore, dicembre 2018)
INSECURE MENInsecure Men (Fat Possum): “Bossa, lounge, paradisi tropicali, più di un riferimento alla library music italiana, soft core e non. Qui e lì si taglia con il coltello quell’adorabile nebbiolina di pop artigianale alla XTC e anche un po’ alla Blur.” (Inedito)
TH’ LOSIN STREAKSThis Band Will Self-Destruct In T-Minus (Slovenly)
PAUL JACOBS Easy (Stolen Body): “Un frappé di weird garage ed elettronica povera ma bella, armoniosa, ecumenica, confusa e felice, corretto con solenne psichedelica lo-fi…” (Rumore, gennaio 2019)
HOLIDAY INNTorbido (Maple Death/Avant!)
IDOL LIPSStreet Values (Wanda): “Street Values sguazza indomito nel brodo di coltura a cui i ciociari ci hanno abituato. La loro casa è la New York sporca e pericolosa del periodo 1973-1977. Punk’n’roll muscolare, che tende al glam più vizioso…” (Rumore, maggio 2018)
LEATHER JACUZZIThe Whole Hog (Danger): “I Leather Jacuzzi sono una carta fatta col loro punk’n’roll tozzo, corrotto dall’hc e armato di testi politicamente scorretti” (Rumore, marzo 2018)
LUPE VELÉZWeird Tales (AREA PIRATA): “Non un album bizzarro come il titolo farebbe supporre, ma un piccolo-grande disco di garage rock nell’accezione generosa del termine.” (Rumore, gennaio 2019)
MATERIAL GIRLSLeather (Exag’/Irrelevant Music): “Con approccio teatral lisergico e un groove sottopelle, mischiano tutto e di più. Dall’art punk tribale al glam, dal goth esotico al post punk.” (Rumore, settembre 2018)
MATTIELMattiel (Heavenly/Burger): “Contrasti. Come il giorno e la notte. Il vento freddo in una giornata di sole. Il deserto e le onde del mare. Screamin ‘Jay Hawkins e Stelvio Cipriani. Cher e PJ Harvey.” (Rumore, luglio-agosto 2018)
MIND SPIDERSFuries (Dirtnap)
RAVI SHAVIBlackout Deluxe (Almost Ready)
RUBY KARINTORuby Karinto (HoZac): “Sui seggiolini volanti di un vecchio luna park roteano p-funk e psichedelia tra synth cosmici, rintocchi di piano, tastierine nervose e una sezione ritmica ranxeroxiana piena d’umanità.” (Rumore, ottobre 2018)
VANITYEvening Reception (Beach Impediment): “La band di NY fiorita dalla nuova scena street hc torna a stupire con un album baciato dalla grazia power pop della Grande Stella e dal roots punk dei Saints.” (Rumore, dicembre 2018)

FUORI CLASSIFICA

AMYL AND THE SNIFFERSBig Attraction & Giddy Up (Homeless/Damaged Goods)
THE CHATS The Chats (Bubca Records): “Quindici pezzi suonati con squisita tamarragine dai tre teppistelli australiani nati da un’orgia con Mark E. Smith, John Lydon e un gruppo di canguri arboricoli della foresta pluviale di Daintree, Queensland.” (Rumore, ottobre 2018)