Sono rimasto di stucco quando ho ascoltato l’esordio lungo di questi ragazzetti di Chicago. E non era un barbatrucco. Era del maledetto e intramontabile rock’n’roll. Fresco, sfacciato, attraversato da mille influenze diverse e da una vena melodica storta e attraente. Al disco, recensito su RUMORE, appioppai un bell’otto. Stesso voto al 10” Other Voices recensito un anno dopo sempre su Rumore. Avessi potuto avrei dato un dieci tondo tondo all’esibizione al David Letterman Show dove la band si è prodotta in una grandinante versione di Who Needs You dall’omonimo EP pubblicato sul finire del 2013.
Ieri mi è arrivata una e-mail dall’entourage del gruppo che mi informava del nuovo album intitolato Disgraceland, in uscita i primi di giugno, anticipato dal video di Let It Burn: un pezzo epico, molto paisley secondo me.
Be’, sono contento che l’album esca su una major (Atlantic) perché ‘sti ragazzetti se lo meritano un po’ di successo. Ci sanno fare davvero, soprattutto il cantante Mario Cuomo e il chitarrista Dominic Corso che tradiscono chiare radici italiane. E sono contento pure perché forse ci avevo preso tessendo le loro lodi in tempi non sospetti. Io che spingo sempre e solo perdenti, persi, perduti. Gruppi scaduti, musicisti brutti, sporchi e spesso pasciuti.
THE ORWELLS – Remember When (Autumn Tone)
Le ragazze, la scuola, l’America, i giubbetti di jeans con le toppe, la spavalderia adolescenziale e l’ansia suburbana tradotte nel lingua del rock and roll; dagli Stones ai Dead Kennedys, dai My Bloody Valentine ai Black Lips. Magari è la solita storia, di gruppi così ne sono nati e ne nasceranno sempre ma, ascoltate uno stronzo, di questi Orwells sentiremo parlare perché sanno saltellare dall’acerba freschezza e paraculaggine dei Libertines (Mallrats) ai Birthday Party in modalità frat rock (Halloween All Year, Never Ever). Perché hanno capito che il post-punk non è solo muscoli e nervi (Ancient Egypt) e la melodia ce la vuole sempre (Hallway Homicide), meglio se grattugiata come il parmigiano (In My Bed). Perché il loro Sixties garage guarda altrove (Suspended, Painted Faces and Long Hair). Perché ci hanno appena 17 anni e hanno confezionato un cazzo di disco fulminante. Da RUMORE di gennaio 2013
THE ORWELLS – Other Voices (East End/Canvasback/National Anthem/Burger)
Mi sono sperticato di lodi per il loro esordio lungo. Ora sono in buona compagnia: da Dave Sitek dei TV On The Radio, qui alla produzione, agli Artic Monkeys che li hanno assoldati per il tour americano. D’altronde l’indie-garage dei 18enni di Chicago è davvero contagioso. Diretto e sonico nella title track, emozionante al punto di stringere la bocca dello stomaco in Blood Bubbles. Chiude la versione live della bella e libertinesiana Mallrats. Da RUMORE di febbraio 2014