Abbracciati a borse congelate

SPIDER BAGS
Frozen Letter
(Merge)

copertina_SpiderBags_FrozenLetterCi sono voluti una decina d’anni trascorsi sui palchi più scalcinati e tre album affinché una grande etichetta indipendente si accorgesse del talento di Dan McGee, l’uomo al comando degli Spider Bags e già alla testa dei D.C. Snipers per chi se li ricorda. È vero anche che ora i tempi sono maturi e tira un’arietta garage niente male in casa Merge. Faccio solo tre nomi: Reigning Sound, King Khan e Mikal Cronin.
Ma arriviamo al punto. Il precedente album degli Spider Bags, Shake My Head, era una bomba. Non aggiungo altro. Questo Frozen Letter è più Johnny Cash che Johnny Thunders, tanto per capirci. Per averne contezza basta far scendere la puntina su Coffin Car e Walking Bubble, due pezzi delicati, da caminetto acceso e plaid a quadrettoni dell’ACI sulle gambe, però oggettivamente troppo lunghi (rispettivamente 6:32 e 5:11).
Da gretto insensibile quale sono preferisco la band di Chapel Hill nel trittico garage-rock d’apertura che è un filo western e un filo paisley underground: Back With You Again in the World, Japanese Vacation la cui chitarra più paisley non si poteva fare, e Chem Trails. Non a caso sono tutti pezzi sotto i 3 minuti. Interessante anche l’acida oscurità bluesy di We Got Problems che lavorando di fantasia mi piace immaginare come una jam sconclusionata tra Jack White, i QOTSA ed Eric Clapton inginocchiati sulla tomba di James Marshall Hendrix.
E comunque facciamo a capirci: dipende sempre da che parte della barricata si sta. Comunque la si pensi, insomma, al di là dei gusti personali, Frozen Letter è un più che discreto disco roots-garage. Gradito e gradevole ospite alla chitarra Mac McCaughan dei Superchunk, nonché boss della Merge. Oltre a John Wesley Coleman dei Golden Boys che presta la sua voce in Summer of ‘79, un gran bel pezzo (dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda) che chiude il lato A.

Recensione pubblicata (anche) su BLACK MILK, la meglio webzine r’n’r diy italiana.