Pete Bentham, mio fratello e Vittorio De Sica

logo_DinnerLadiesIl 17 aprile compie gli anni il mio unico e “grande” fratello a cui voglio molto bene, nonostante non lo faccia vedere troppo. Leggenda familiare vuole che i miei genitori ci abbiamo chiamato come ci hanno chiamato in onore di Vittorio De Sica che aveva due soli figli maschi, Manuel e Christian.
Non gli ho ancora comprato il regalo, a mio fratello. Vedrò di provvedere questi giorni, al momento non so che pesci prendere. Ma di certo so dove lo porterò quella sera. A vedere il concerto di PETE BENTHAM AND THE DINNER LADIES, gruppo di Liverpool autodefinitosi “Kitchencore” che non significa niente ma poi, a ben leggere, significa tutto.
Il quartetto inglese si è formato nel 2006 per volere del suo leader Pete Bentham, una sorta di Mark E. Smith ma molto più gigione. Questo personaggio leggendario della scena rock di Liverpool, sin dall’esplosione del punk, ha messo su la band per suonare rock and roll che affrontasse i problemi quotidiani della vita della working class. Musica che trae ispirazione dal pub-rock dei Dr. Feelgood, dal garage-punk dei Cramps e dalla British invasion di cui i Kinks erano tra i massimi esponenti. I testi sono caratterizzati da una forte coscienza sociale e da una fiera opposizione al sessismo e al razzismo. Il tutto condito con un sense of humour tipicamente britannico, basti pensare che le due donzelle in formazione suonano spesso con addosso delle “parnanze” e i bigodini in testa.

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Il concerto di venerdì 17 aprile si deve ai ragazzi dell’Officina che ospitano l’evento, facendosi carico dei relativi oneri. A Ferruccio dei Cut che ce li ha portati nel suo/nostro Abruzzo punk e gentile. E agli insostituibili Max, Monica, Luca e Jacopo che con me hanno pensato all’organizzazione del (prima e durante) concerto. Si inizierà alle 20:00 con una cena-buffet assieme al gruppo, sollazzati dalla musica di Jacopo che allieterà le danze anche a fine concerto. Nel locale ci saranno banchetti con dischi, spille, fanzine e persino vino: del gagliardo Montepulciano D’Abruzzo griffato A Morte, che è l’anagramma di Teramo. La nostra città. Se ci siete ci vediamo là.

Support your local scene

È cosa buona e giusta sostenere la scena musicale locale?
Sì, ma non sempre. E mi spiego meglio.
Tutti noi, chi più chi meno, ci riempiamo la bocca con questa orrenda parola che è “meritocrazia”. Ma poi, magicamente, ce ne dimentichiamo quando si tratta di nostri compaesani che imbracciano uno strumento musicale e suonano qualcosa di vagamente somigliante al rock.
Tutti noi, chi più chi meno, siamo dei Meat Puppets. E non mi riferisco ai fratelli Kirkwood, bontà loro.
Pertanto io non mi sento di sostenere proprio un bel niente solo perché, chessò, con il batterista tal dei tali ci incontriamo dal pizzicagnolo sotto casa, al bassista X mi lega una parentela di terzo grado, il figlio del chitarrista Y va in classe con mia figlia o il fratello del cugino della cognata del prozio di mia moglie canta in una band che ha in scaletta una mezza cover di That Girl dei Mummies. “A me checcazzo me ne frega a me”, citando il prode Maccio Capatonda.

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Chiarito ciò questo week-end mi vado a vedere con piacere due bei concertini locali, di gente che stimo come musicisti al di là del legame amicale che mi lega loro. Entrambi i concerti, peraltro, si tengono a L’Officina a cui sono legato per diversi motivi: in tutta onestà non è secondario il fatto che il locale mi stia dietro casa.

Si inizia venerdì 31 ottobre con il concerto di presentazione di MenoPause, primo album ufficiale delle WIDE HIPS 69 sulla benemerita Area Pirata Records. Nell’occasione sarà anche proiettato in anteprima il videoclip di Bipolar Disorder per la regia di Josh Heisenberg che è un altro di quelli bravi assai: due piccioni con una fava. Su questa eccellente party band garage’n’roll mi sono espresso più volte e non voglio ripetermi. Daniela, Lorena, Cristina e Luciano sono dei grandi; e non solo per via dell’età.

Il giorno dopo, sabato 1 novembre, è la volta dell’esordio live di THE DEAD MAN SINGING, il progetto che Paolo Marini ha messo su per omaggiare i suoi eroi canterini passati a miglior vita. Paolo è un caro amico, l’avrò visto dal vivo un centinaio di volte (una metà di queste eravamo sul palco assieme con gli Amelie Tritesse) e devo dire che uno dei concerti migliori fra tutte le sue incarnazioni musicali l’ho visto proprio quando era da solo, a San Benedetto del Tronto. Quindi sono molto curioso, nonché fiducioso.

Se ci siete ci vediamo a L’Officina. Mi trovate nelle adiacenze del palco o del bar.

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