QUARANTAQUATTRO DISCHI DEL 2016

Da un paio di mesi ho compiuto 44 anni. Ergo i 44 album, o mini album, che ho ascoltato di più nel 2016: non i migliori ma quelli che mi hanno tenuto compagnia meglio, in rigoroso ordine alfabetico. Le parole stanno a zero. Cliccate sui titoli abbottati (leggasi in corsivo-grassetto) e ascoltate i pezzi. Se qualcosa vi stuzzica non esitate a comprare il disco, meglio se in vinile.

 

The Barsexuals - Black Brown and White ALLAH-LAS Calico Review (Mexican Summer)
A MINOR PLACEThe Youth Spring Anthology (Lost Without Your Love)
AVVOLTOIConfessioni di un povero imbecille (Go Down)
THE BARSEXUALSBlack Brown and White (Disco Futurissimo/Dead Music)
BIG MOUNTAIN COUNTY / LAMESplit (Annibale Records)

 

Bikes - Bikes BIKESBikes (Alien Snatch!)
DAVID BOWIEBlackstar (Sony)
THE BRADIPOS IVThe Parteno-Phonic Sound of the Bradipos Four (Goodfellas)
BRONCHODouble Vanity (Dine Alone)
BT’sBustin’ Out (King Rocker/Southpaw)

 

William S. Burroughs - Let Me Hang You WILLIAM S. BURROUGHSLet Me Hang You (Khannibalism/Ernest Jenning Record)
CAFE RACERCafé Racer (Dumpster Tapes)
CHOKE CHAINSChoke Chains (Slovenly/Black Gladiator)
THE DEVILSSin, You Sinners! (Voodoo Rhythm Records)
THE FAT WHITE FAMILYSongs for our Mothers (Without Consent/Fat Possum)

 

Inutili - Elves Red Sprites Blue Jets THE GENTLEMENTSHobo Fi (Area Pirata)
THE HANGEE VUnderwater Serenades (Teen Sound)
HIS CLANCYNESSIsolation Culture (Maple Death/Tannen)
INUTILIElves, Red Sprites, Blue Jets (Aagoo)
JACK OBLIVIAN AND THE SHEIKSThe Lone Ranger of Love (Mony)

 

The Madcaps - Hot Sauce LEATHER TOWELIV (Aarght!/HoZac)
LUCYFER SAMLucyfer Sam (Area Pirata)
LUMPY & THE DUMPERSHuff My Sack (La Vida Es Un Mus/Anti Fade)
THE MADCAPSHot Souce (Howlin’ Banana)
MEET YOUR DEATHMeet Your Death (12XU Records)

 

The Murlocs - Young Blindness MIND SPIDERS ‎- Prosthesis (Dirtnap)
THE MURLOCSYoung Blindness (Flightless)
NANCYA Nice Package (Erste Theke Tonträger)
PERSONAL AND THE PIZZASPersonal And The Pizzas (Slovenly)
THE PUKESThe Revenge of… The Pukes (Dumpster Tapes)

 

Sleeping Beauties - Sleeping Beauties RAVI SHAVIIndependent (Almost Ready)
SANTA MUERTEBig Black Sister (MiaCameretta)
SAPINSmell of a Prick (Howlin’ Banana/Beast)
SEUSSSeuss (Autoproduzione)
SLEEPING BEAUTIESSleeping Beauties (In The Red)

 

The Sueves - Change Your Life SICK THOUGHTSLast Beat of Death (Goodbye Boozy/WITS)
SORGELa guerra di domani (La Tempesta)
THE SUBURBAN HOMES… Are Bored EP (Total Punk)
THE SUEVESChange Your Life (HoZac)
TERRYHQ (Upset! The Rhythm)

 

Uranium Club - All Of Them Naturals TY SEGALLEmotional Mugger (Drag City)
TOMY & THE COUGARSThis is Porn (Surfin’ Ki)
URANIUM CLUBAll of Them Naturals (Static Shock/Fashionable Idiots)
VANITYDon’t Be Shy (Katorga Works)

L’unico frutto del r’n’r è la banana

cover Trio BananaMi sa che la colpa è tutta di quel Warholaccio quando ha infilato la sua banana nello storico album dei Velvet Underground. O forse dei Pretty Things che, sempre nell’anno di grazia 1967, diedero vita al progetto parallelo The Electric Banana. Fatto sta che la Musa acuminata è diventata il frutto del r’n’r deviato ben prima di diventare l’unico frutto dell’amor scanzonato: The Bananas, Bananamen, Melt-Banana, Bad Banana, Black Bananas, ecc.
Anche nel Belpaese non ci siamo fatti mancare la nostra putrida banana r’n’r. Potrei parlarvi del singolo Banana rock di Clem Sacco datato 1959, ma lasciamo perdere. Meglio cianciare del TRIO BANANA, tre folli come gli unici tre che qui sopra a Rumore (chi vi scrive, Pecorari Scanio e quella gloriosa vecchia talpa di Frazzi) escono pazzi per i rifiuti solidi sonori della Bubca Records, l’etichetta del Trio. Tab_Ularasa alla sei corde e alla voce da tossicomane, Wolfman Bob al basso e Doctor Dead alla batteria srotolano tappeti polverosi di psichedelia come un venditore ambulante del Gran Bazar di Istanbul colpito da ictus e subito dopo persosi nella liturgia decrepita degli Spacemen 3 (I Can Find The Way In The Sky, Cactus). cover Lady BananaChi sbava per la roba della Sacred Bones e per lo shitgaze dopato farebbe bene ad avvicinarsi al Trio Banana partendo da In My Life, terzo e ultimo splendido pezzo di questo EP chiamato Arthur Dent come il personaggio uscito dalla penna di Douglas Adams.
Saliamo fino in Svezia dove il duo LADY BANANA scorrazza senza una meta precisa sul terreno del blues-punk in bassa fedeltà, tanto che più di qualcuno li ha accostati agli Oblivians. Per il feeling che hanno con la melodia slacker e per le potenti sgommate di hard feedback, invero ci trovo più similitudini con i coevi Bass Drum Of Death. In tal senso mi pare vada la title track di questo 7” EP su Frantic City Records, Adult Rock, così come la sforbiciata sonica dritto per dritto di Not Much Of A Man. Bel dischetto da apprezzare appieno ad alto volume.
cover The Cavemen VChiudo invitandovi a lasciarvi andare alle danze più sfrenate e selvagge con questo bel singoletto da juke-box dei THE CAVEMEN FIVE su Howlin’ Banana Records. Nel combo garage di Lione c’è gente che ha militato nei Slow Slushy Boys, uno delle neo Sixties band europee più sensuali e divertenti degli anni ’90. E ciò si sente sin dall’attacco di sax nell’originale Be My Cavegirl che, detto senza perifrasi, è un pezzone di garage’n’roll salterino in puro stile Sonics. Il livello non si abbassa nel lato B dove svetta They Prefer Blondes, cover di un vecchio singolo della Sixties garage-band di San Francisco The Banshees, di cui ricordo una versione altrettanto bella dei nostri B-Back.

Pezzo pubblicato su RUMORE #254 di giugno 2013.

Caballero siempre (en)duro

Fremo per l’imminente uscita di Deep Breath, nuovo (mini)album dei toscani Ray Daytona and the Googoobombos. Sicché ho pensato bene di riproporre la chiacchierata che feci con Fernando, alias Mr Ray Daytona, in occasione dell’uscita di Caballero. Succedeva esattamente tra anni fa. Su Black Milk.

coverCaballero

Caballero era la mitica motoretta 50 da enduro molto in voga negli anni ’70 ed era il nome della anch’essa mitica e mai dimenticata rivista per adulti. Nel 2011 gli inossidabili Ray Daytona and the Googoobombos chiamano allo stesso modo il loro sesto album e, secondo me, tutto torna. Alla grande, direi. Mi chiedo a quale Caballero abbiano pensato scegliendo il titolo. La lunga risposta è del chitarrista e anima del gruppo senese Fernando Maramai: “Inizialmente l’idea di Caballero è venuta come commento al quadro di Echaurren, ‘La fine del tempo’, dove ci sono appunto un ‘tristo mietitore’ a cavallo e una scimmia-madre in lotta. Ma la parola ci è piaciuta soprattutto perché secondo le nostre esperienze personali e i nostri ricordi, aveva in sé vari riferimenti e si ricollegava a diverse cose: in primis la rivista porno-erotica Caballero, rea di svezzamenti autoerotici, poi il motorino (io in realtà viaggiavo in Motobecane, poi in Califfone, ma insomma…). C’è poi una vecchia pubblicità-Carosello del caffè in cui appaiono come personaggi una certa Carmencita e un certo Caballero. E non ultimo: un paio di anni fa eravamo in tour in Spagna e mentre ci spostavamo da Madrid a Montpellier la Policìa spagnola ci ha bloccati in autostrada con un intervento spettacolare. I tipi non parlavano una parola in inglese, ci siamo capiti un po’ alla meglio in spagnolo, ma a noi sembrava che neanche sapessero la loro lingua perché ogni due parole ci dicevano ‘caballero’.”

Dalla seconda metà degli anni Novanta i Ray Daytona and the Googoobombos di strada ne hanno fatta molta, fisicamente e metaforicamente. Mantenendo intatto il loro marchio di fabbrica sono riusciti a evolversi, a non rimanere impigliati nella rete del surf strumentale più o meno filologico da cui sono partiti. In tal senso Caballero rappresenta un ulteriore passo in avanti rispetto al precedente album One Eyed Jack, che già mostrava una buona eterogeneità stilistica. Certo, non mancano i numeri tipicamente instro-surf che sanno di classico, con tutti riverberi e tremolii del caso, dalla rilassata Mojito Lounge, che si tira proprio un bel pisolino su un’amaca, fino all’energica Hard Bodies dove i nostri ci fanno fare un bel giro sulle montagne russe del surf. A colpire duro sono però i pezzi cantati dalla bassista Rosie e dal chitarrista ritmico Doctor D. La prima riscalda come meglio non si sarebbe potuto fare il maestoso garage-rock di Walk Down The Line, cavalca con sicurezza l’imbizzarrita galoppata teen punk Space Time Spyral e imprime una notevole spinta post-punk alla sonica Count Me Out, per quanto mi riguarda il pezzo più sorprendente dell’intero album. Quella vecchia volpe di Doctor D, con o senza Fez a coprire i quattro peli che gli rimangono in testa, blueseggia come un diavolo posseduto dal punk in Bourbon City Blues e sputa catarro crampsiano in Uncle Wolf.
La chitarra solista di Ray Daytona, ovvero il già citato Fernando Maramai, in simbiosi con la ritmica Doctor D, crea monumentali geometrie sonore che sono frutto tanto della pancia quanto della testa. Oggi come in passato è proprio questo il maggior pregio dei vecchi ragazzi senesi che col tempo hanno affinato sempre più la ‘tecnica’ nel creare musica per immagini, abbracciando la magia del cinema (da quello di serie A fino a quello di serie Z) e delle arti figurative. È naturale, pertanto, che abbiano sempre cercato la collaborazione con artisti in grado di dare una immagine credibile ai loro sogni/deliri musicali. Dopo le due copertine di Winston Smith (Space Age Traffic Jam del 2002 e Fasten Seat Belt del 2004) e quella di Mr Esgar (One Eyed Jack del 2007), infatti, anche Caballero vanta una cover d’artista.

RayDaytonaGoogoobombos2

Chiedo a Fernando com’è avvenuto l’incontro con Pablo Echaurren: “Ho conosciuto Pablo qualche anno fa ad una sua mostra. Con lui condividevo la passione per i Ramones e per il futurismo. Ma una spinta che mi portava a lui era anche il fatto che da ragazzo avevo visto tante volte i sui lavori su Frigidaire e Il Grifo. E qui si torna al discorso ‘Caballero’ e al periodo in cui siamo cresciuti – seconda metà anni Settanta, primi Ottanta – un periodo che in Italia è stato rimosso per via del terrorismo ma che in realtà andrebbe molto approfondito perché assai più ricco del ventennio berlusconiano. Andando sullo specifico, il quadro di Echaurren ci sembrava perfetto per il disco perché esprimeva una sofferenza ma allo stesso tempo era ricco di colori e di movimento. Ecco più che una sofferenza una lotta: quella Grande Madre che cerca disperatamente di allontanare i teschi, le pennellate che tracciano linee coloratissime e schizzi (è sangue?), e poi questo cavaliere che combatte. Secondo me esprimeva perfettamente lo stato d’animo che ha portato a fare quel disco. Forse quella Grande Madre ci rappresenta, nel senso che suonare (con tutte le sue implicazioni: il lavoro di gruppo, viaggiare in furgone, ecc.) è un atto che ti dà l’illusione di tenere a distanza la morte. Poi si invecchia lo stesso e qualcuno ci rimette davvero la pelle, ma questo è un altro discorso. Fasten Seat Belt era un disco piuttosto visionario e naif ma limpido, tutto in luce, e Winston era riuscito a capire perfettamente quello che volevamo da lui per la copertina. One Eyed Jack era invece un disco più criptico e scuro, quasi esoterico per certi aspetti. E l’olio su tela di Mr. Esgar lo era altrettanto, con l’ambigua danza dell’angelo con quella specie di demonio al centro; mentre intorno si sta giocando una partita a carte (Dostoevskij?). C’era poi un pezzo, Heart of Darkness, che ci faceva pensare sia a Link Wray che al viaggio di Marlow in “Cuore di tenebra” di Conrad. Caballero si pone su quella linea, inizialmente doveva intitolarsi Everybody Loves you When You’re Six Feet Under, citando una vecchia frase di John Lennon. Poi abbiamo pensato a Rollin’ Over, come la canzone degli Small Faces. Infine la scelta definitiva: Caballero. Mi rendo conto che è molto confuso quello che ti dico, ma la musica per noi nasce per immagini e associazioni. È un po’ un processo psicanalitico che poi si manifesta grazie ai suoni”.

I più conoscono Pablo Echaurren come artista dell’immagine (pittore, illustratore, “fumettista”, ecc.) ma è molto di più. Per esempio è un scrittore a tutto tondo che, tra il serio e il faceto, ha dato prova sia delle sua capacità di romanziere che di eccellente saggista. Consiglio ai lettori di recuperare almeno Chiamatemi Pablo Ramone (Fernandel, 2006) sul suo personalissimo legame coi Fast Four e, per tutti gli amanti delle 4 corde, Bassi Istinti – elogio del basso elettrico (Fernandel, 2009).
Chiudo lo scambio di battute con Fernando chiedendogli proprio se il vecchio Pablito ha ‘commentato’ il Thunderbird della bassista dei Googoobombos: “Abbiamo parlato di strumenti e in effetti lui ha una bella collezione di bassi. Giulia adesso ne ha due di Thunderbird vintage. In concerto ne usa uno degli anni Settanta, con due pick up. Quello più vecchio, che se non ricordo male è del ’63, è quello che hai visto quando siamo venuti a Teramo. Ne ha uno praticamente uguale anche Echaurren. La leggenda dice che negli anni Sessanta/Settanta i Thunderbird di quella annata se li sia comprati quasi tutti Entwistle, ma evidentemente almeno due gli sono sfuggiti”.

SATURNO RECORDS

LE RAGAZZE DI SIVIGLIA FANNO A GARA A CHI LO PIGLIA

Era da un po’ che gli amici Antonio (Welcome In The Shit Records) e Alessio (Singing Dogs e Primitive Records) mi chiedevano di scrivere qualcosa sulla loro fanzine delinquentistica Mimetics, di cui sono uno sfegatato fan. Non potevo farli aspettare ancora così mi sono fatto una chiacchierata con un altro amico, Nacho della spagnola Saturno Records.
Per avere una copia cartacea fumante della zine scrivete a antoniomasci@live.it o acdog@hotmail.it.

Mimetics_9_rid

In seconda liceo ci portarono a vedere Il Barbiere di Siviglia in teatro. Mi feci due coglioni grossi come due hangar. Qualche mese dopo partimmo in gita scolastica. Sul Pullman qualcuno iniziò ad intonare “In Spagna c’è un torero che c’ha un cazzo lungo e nero, le ragazze di Siviglia fanno a gara a chi lo piglia…”. Divenne la canzone ufficiale della gita. Da ragazzetti stupidi e ripetitivi quali eravamo, la cantavamo sempre e in ogni occasione. Venticinque anni dopo mi trovo davvero a Siviglia. E non per vedere se le ragazze competono per pigliarselo in quel posto. Sono qui con la mia dolce metà per visitare una città e una Regione (l’Andalusia) di una bellezza abbacinante. Tra l’altro abbiamo fatto Bingo ché a Siviglia questa settimana si tiene la X Edizione del Festival De Cine Europeo.
Prima di partire, come sempre, ho fatto una ricerca sui posti fondamentali per noi drogati di r’n’r: negozi di dischi, locali, etichette. E ho scoperto con gioia che l’ottima Saturno Records fa base proprio nella città che sorge sulle rive dell’immenso biscione d’acqua che è il Guadalquivir. Contatto subito l’etichetta prima via e-mail, poi per telefono. In un inglese da comiche riesco a fissare un appuntamento. Con Nacho, uno dei due boss della label, ci vediamo a Las Setas de la Encarnación, una piazza sopraelevata coperta da una mastodontica struttura in legno a forma di fungo, frutto della mente lisergica dell’architetto tedesco Jürgen Mayer-Hermann. Nacho gestisce lì un negozietto di biscotti. Mi presento con addosso la t-shirt della Goodbye Boozy Records. Lui mi riconosce subito.
Ci abbracciamo come amici di vecchia data. Anche questo è il r’n’r, ed è la parte che mi piace di più dell’intera faccenda. Ci beviamo un paio di birre in un tavolo all’aperto. Ad un certo punto arriva anche Dario, l’altro 50% della Saturno Records, nonché cantante-chitarrista dei Picoletones, band in cui Nacho suona il basso. Non facciamo alcuna difficoltà nel comunicare tra inglese, spagnolo, italiano, persino dialetto abruzzese. Alla fine Nacho paga da bere, mi regala due 7” dell’etichetta e una fantastica spilla extra large con su scritto “I Love Saturno”. Faccio di tutto per contribuire ma non c’è verso. Tornando in hotel felice come un bambino, mi metto a fischiettare la famosa canzone della gita scolastica. E penso che le ragazze di Siviglia dovrebbero fare davvero a gara per pigliarsi uno come Nacho.

Nacho&Dario_djset

Nacho, amico mio, quando e come sei stato morso dalla tarantola del rock’n’roll?
Be’, in realtà è successo molto tardi. Nonostante sia appassionato di musica pop e roba vecchia da un sacco di tempo, la tarantola del rock’n’roll, come la chiami tu, non mi ha morso finché io e Dario non abbiamo avuto occasione di conoscere Ernesto Ronchel e la sua fantastica band garage-beat, The Del Shapiros. Era il 2006. Da allora il rock’n’roll in tutte le sue forme e manifestazioni (dischi, concerti, studi di registrazione, ecc.) è diventato la mia vita.

Della scena garage-punk spagnola ho sempre avuto un’idea di forte adesione ai Sixties più che al punk ’77. Penso ai Doctor Explosión ma anche a Wau Y Los Arrrghs, fino ad arrivare ai The Smoggers, peraltro di Siviglia.
Sì, penso che tu abbia assolutamente ragione. La chiave sono proprio i Doctor Explosión. A partire dai primi anni ’90 sono stati una grande influenza in Spagna per tutti quelli coinvolti nel r’n’r: mods, punk, garagers, anche gli appassionati di indie-rock. E ancora oggi continuano ad essere una grande influenza. Pensa solo all’impressionante lavoro che Jorge Explosion sta facendo con il suo studio, il Circo Perrotti. Inoltre Felix organizza l’Euroyeyé Festival da 20 anni. Indubbiamente l’ombra dei Doctor Explosión è piuttosto lunga, loro erano/sono del tutto dentro i Sixties. Wuau y los Arrrghs (a proposito, di recente hanno suonato a Siviglia ed hanno fatto uno show killer!) e gli Smoggers sono i rappresentanti di una scena un po’ diversa, più garage-punk-revival anni ’80, sulla scia di Fuzztones, Gruesomes e roba del genere… comunque certamente più Sixties che punk ’77.

A proposito: c’è differenza tra il nord e il sud della Spagna?
Non direi che ci sono differenze tra il nord e il sud dal punto di vista delle band e dei generi musicali. L’unica differenza è “quantitativa”, quella sì: come in Italia il nord è più ricco e più freddo. Lassù ci sono più locali e posti dove suonare, quindi la scena è più estesa.

L’etichetta all’inizio si chiamava Monterrey Records: come è organizzata la label e perché avete deciso di cambiare nome in Saturno Records?
È partito tutto nel 2007 quando io e Dario abbiamo aperto un video-club a Siviglia: un posto dove si incontravano persone coinvolte nella musica, nell’arte, nello showbiz della città. Per qualche anno abbiamo organizzato un Festival estivo con un sacco di concerti… sai, una cosa tira l’altra. Abbiamo realizzato che dovevamo mettere su un’etichetta in furgone, destinazione Gijon, eravamo con i Del Shapiros per registrare il loro primo album. “Organizzazione” non è la parola corretta per descrivere la nostra etichetta, jajaja… Non riusciamo a viverci, facciamo altri lavori per cercare di fare il nostro meglio con la Saturno. Ti posso dire che Dario è il computer-guy mentre io sono l’e-mails-guy. Lui si occupa della grafica, del sito web e di tutta la merda simile. Io sono lì a scrivere migliaia di e-mail tutto il giorno. Nel momento dei party, dei concerti e delle registrazioni lavoriamo come un’unica persona: un’unica persona ubriaca. Abbiamo dovuto cambiare nome perché a Valencia c’è un negozio di dischi che si chiama Monterrey di cui non eravamo a conoscenza. I tipi hanno minacciato azioni legali così siamo volati verso Saturno.

Nacho&Dario_SaturnoRecords

Nel 2009 avete fatto esordire i Frowning Clouds prima con un 7” EP targato Monterrey e poi con il primo album sotto il nuovo marchio Saturno. Come avete scoperto i ragazzi australiani? Erano giovanissimi allora…
Erano i tempi di MySpace: cazzo, mi mancano davvero quei giorni! Lì sopra c’era un sacco di bella musica senza tutte le stronzate di Facebook. Roi dei Phantom Keys ci ha detto di questi ragazzi di Geelong, in Australia, che sembravano venuti fuori da Back From The Grave così siamo andati subito ad ascoltarli sulla loro pagina e wow! Siamo rimasti letteralmente scioccati. Erano molto giovani, 14 anni o giù di lì, veri teenager che suonavano 60s garage e r&b come dovrebbe essere! Non si trattava di vecchietti vestiti tipo una rivista degli anni ‘60 fingendo di essere giovani (come il 90% delle garage band europee di quel momento). E poi avevano qualcosa di speciale e tonnellate di talento. Ci hanno mandato tre brani registrati dentro un negozio di dischi che ha chiuso le porte in modo da ottenere un suono in bassa fedeltà. Ricordo ancora quando ci è arrivato il master, era un cd-r con mp3 e un disegnino squallido di Zak.

E nel 2011 avete fatto esordire anche gli ottimi The Living Eyes. Direi che vi piace molto l’Australia…
E sì, amiamo la scena garage-punk australiana attuale! Per me è senza dubbio la cosa musicale più emozionante uscita fuori negli ultimi anni. Naturalmente ci piacciono i Frowning Clouds e i Living Eyes ma anche Cobbwebbs, Ausmuteants, Hierophants, Bonniwells, Straight Arrows, Wet Blankets, Leather Towell. Amico mio è una scena incredibile, davvero travolgente, e tu lo sai bene! Chissà cosa mangiano a Geelong e a Melbourne per produrre musica del genere…

Tra le ultime uscite dell’etichetta ci sono Miri May e Los Wallas, gruppi diversi tra loro ma entrambi molto interessanti.
Sono contento che ti piacciano. I Los Wallas sono una giovane band entusiasmante, parte integrante di una nuova scena garage spagnola con gruppi come The Parrots, Terrier, Los Nastys, quasi tutti di Madrid. Abbiamo pubblicato loro il 7” “La Playa” come premio per aver vinto il 1° Battle Of The Bands all’Euroyeyé Festival. I Los Wallas hanno una speciale abilità di scrittura e cantando in spagnolo non è facile per questo tipo di musica… credo che con l’italiano succeda la stessa cosa. Il singolo di Miri May è un gioiello, una delle migliori cose che abbiamo mai pubblicato. Il disco è prodotto, registrato, arrangiato e suonato quasi totalmente da Jacco Gardner. È un peccato che Miri non stia facendo molti concerti e quindi che il singolo non stia avendo la diffusione che merita: immagino lo dovremmo tenere come un gioiello nascosto.

Ultima domanda: tu e Dario suonate nei Picoletones. A quando la prima uscita in vinile? Cosa significa Picoletones? Sappi, amico mio, che In Italia vi aspettiamo a braccia aperte…
Jajaja, incredibile! Ci piacerebbe molto venire a suonare in Italia, speriamo ci sia da qualche parte un promotor abbastanza pazzo da portarci lì da voi. Per l’occasione potremmo cambiare nome in Surfer-carabinieri o Sbirri-tones. Picoleto è il nome gergale spagnolo della Guardia Civil, una sorta di polizia militare che indossa il tricornio e guida Land Rover. Sono sicuro che voi italiani potete farvi un’idea (immaginate qualcosa tra la guardia forestale e i toreri, nda). La nostra è una band surf-punk totalmente ispirata ai Mummies. Stiamo facendo un sacco di concerti in questo periodo, penso registreremo qualcosa in estate, che peraltro è il momento migliore per registrare un disco surf. In realtà non ce ne frega molto di quello che accadrà, suoniamo solo per divertirci.

The Picoletones_Nacho&Dario