Sono profondamente teramano e da più di 15 anni ho la fortuna di lavorare nella mia città, a due passi da casa. Invecchiando tendo ad essere più ripetitivo del solito, perché invero un po’ ripetitivo lo sono sempre stato. E insomma ultimamente vado ripetendo che il vero lusso è lavorare e vivere dove si è nati. Quando il discorso va a finire da quelle parti, con l’enfasi e il cipiglio severo del vecchio stronzo, aggiungo che una società civile dovrebbe permettere ai suoi figli di trovare un impiego nella propria comunità. So di essere controtendenza e di avere una visione che i più ritengono sorpassata dagli eventi, ma la penso così. E lo dico. Per darmi un tono, potrei definirmi glocal.
Ça va sans dire che da teramano purosangue mi piace parlare il nostro splendido dialetto e sono orgoglioso di avere la possibilità di praticarlo ogni giorno. Allo stesso tempo vado pazzo per i modi di dire, per lo slang, che utilizzo sovente come tutti i miei concittadini.
Ecco, un modo di dire che quaggiù va via come il pane tra quelli della mia generazione è: “Gli piace la cocca ad alti livelli”, per indicare una persona che sente forte il richiamo del sesso femminile. Trovo questo detto di particolare interesse semantico perché porta dietro di sé un errore di fondo. Mi spiego. A chi “gli piace la cocca ad alti livelli” in realtà gli piace la cocca a tutti i livelli, non va per il sottile, prende tutto ciò che viene. E trovo questa generosità, questa apertura, questa democratizzazione della conquista femminile, sintomo di assoluta civiltà.
Non ho mai fatto parte della categoria di quelli a cui piace la cocca ad alti livelli, magari pure perché sono sempre stato pigro e un po’ snob. Però alcune cose che mi piacciono ad alti livelli della mia terra ci sono. Ne cito due, che poi sono due prodotti merceologici alla portata di tutti: l’Amaro Paesani Gran Sasso e il Marcafè. Per la cronaca non ho perso occasione di infilare questi due pilastri della teramanità nei miei racconti e nelle canzoni del mio gruppetto, gli Amelie Tritesse il cui nome, a dispetto dell’apparente francesismo, è teramano al 100%.
Tutta ‘sta pappardella per rendervi partecipi del fatto che qualche giorno fa ho acquistato alcuni biglietti di una lotteria benefica e, incredibilmente, ho vinto. Proprio oggi mi è stato consegnato il premio: uno scintillante pacco con 24 confezioni da 250 grammi di Marcafé miscela Oro. E be’, alti livelli… altro che la cocca.