Come band i Ramones erano già belli che andati da tempo (hanno tenuto l’ultimo concerto nel 1996), tuttavia nessuno poteva pensare che se ne sarebbero andati per sempre. Nell’aprile del 2001 un cancro al sistema linfatico si è portato via Joey, un anno dopo è toccato a Dee Dee e nel settembre del 2004 un tumore alla prostata ha posto fine alla vita di Johnny. Se per il primo e il terzo potremmo fare nostro il detto c’est la vie, non si può dire altrettanto del decesso per overdose di Dee Dee. Saputa la notizia, mi chiamò un amico ramonesiano e mi pose questo interrogativo: “Ma come cazzo si fa a morire di overdose a cinquant’anni?”. Non sapevo cosa rispondere, rimasi muto e basito dall’altro capo della cornetta. Ma ora, dopo la lettura di Blitzkrieg punk – sopravvivere ai Ramones (Agenzia X, pp. 186, € 15,00) a firma DEE DEE RAMONE e VERONICA KOFMAN, mi appare tutto molto più chiaro. La storia di Dee Dee, all’anagrafe Douglas Colvin, è quella di un reduce che ha resistito finché ha potuto. Una storia senza lieto fine (non siamo mica al cinema qui!) terminata nel peggiore dei modi, esattamente come era iniziata. Il padre di Dee Dee era un militare americano di stanza in Germania, un egoista alcolizzato che si accoppiò con un’altra pazza ubriacona a cui le dava spesso di santa ragione. L’unica cosa positiva era che questa valchiria tedesca amava il r’n’r al punto di indottrinare il figlio al suono di Bill Haley and The Comets. Dal canto suo Dee Dee, a parte la passione crescente per la musica del diavolo, iniziò a stonarsi di morfina in Germania già all’età di 12-13 anni. Quando a 16 anni se ne tornò con la madre e la sorella a New York, ci mise poco più di un mese per impantanarsi negli acidi e nell’eroina. Al contempo familiarizzò con altri giovani delinquentelli di Forest Hills dediti al cazzeggio, allo sballo e, soprattutto, in fissa per l’oltraggiosa inquietudine degli Stooges. A New York si stava muovendo qualcosa. Le New York Dolls e i Television spianarono la strada a questa “manica di reietti incivili”, ribattezzata Ramones, che esordì al CBGB quando non c’erano neanche i cessi e il pubblico pisciava sul pavimento: immaginate che delirio! Seppur lentamente le cose iniziarono a girare ma, mentre gli altri Ramones riuscivano a mantenere una pur traballante vita sociale (casa, lavoro, affetti), Dee Dee collezionava come figurine sfratti, fidanzate zoccole e drogate e amicizie ultratossiche. Pur non essendo ‘sto gran musicista, la sua creatività superava di gran lunga quella degli altri scoppiati che bazzicavano il punk. In piena botta di eroina scrisse la mitica Chinese Rock, che parlava di lui e Jerry Nolan (ex New York Dolls, in seguito negli Heartbreakers) in sbattimento per procurarsi droga. Andò a finire che la fece ascoltare a Jerry dopo che si erano fatti assieme e così quel pezzo divenne il primo singolo del seminale LAMF. Nell’anno cruciale 1977, durante il secondo soggiorno londinese dei Ramones, Dee Dee fece subito comunella tossica con Sid Vicious: “Gli diedi un po’ di speed e lui lo infilò nella siringa per farsi uno schizzo. Poi con l’ago risucchiò acqua dal cesso e riempì la siringa. L’agitò per diluire lo speed. Nell’acqua c’erano vomito, piscio e catarro. A guardarlo sembrava che Sid non ci trovasse niente di strano. Gli interessava solamente farsi, era pronto a sopportare qualsiasi disagio pur di raggiungere in fretta il suo scopo. Con questa le ho viste proprio tutte, mi dissi!”. In realtà Dee Dee ne ha viste (e combinate) di tutti i colori. Ai tempi del criticatissimo The End of the Century si sorbì le paranoie di quel pazzo maniaco di Phil Spector che viveva in una sontuosa villa con due guardie del corpo, un enorme San Bernardo e una pistola sempre a portata di mano. Come tutti i disadattati, Dee Dee è sempre stato allergico alla disciplina. Non facevano per lui le ferre regole dei Ramones, dettate dal “colonnello” Johnny, che lo obbligavano a indossare la fumettistica divisa dei finti fratellini (jeans attillati, chiodo e capelli a scodella), così nel 1989 mollò baracca e burattini per imbarcarsi in uno scriteriato progetto rap col nome Dee Dee King. Più o meno nello stesso periodo andò a Parigi per tentare di metter su un supergruppo punk con Stiv Bators e Jhonny Thunders, ma la cosa fallì miseramente e sia Stiv che Johnny ci lasciarono le penne di lì a poco. E ancora, a parte la dipendenza dall’eroina, spesso era in preda del delirium tremens a causa dell’astinenza da alcol, ha attraversato un periodo di anoressia e, ciliegina sulla torta, è stato pure internato per un paio di settimane in un ospedale psichiatrico. Una storia talmente complicata la sua che sarebbe riduttivo considerare Dee Dee soltanto la pecora nera della tanto decantata Happy Family. Per questo mi sento di sottoscrivere in pieno le parole di Veronica Kofman: “… quella che state per leggere non è semplicemente la storia dei Ramones ma quella di una vita, la vita di un uomo che tra le tante avventure che gli sono capitate ha anche fondato una rock band famosa in tutto il mondo”.
Pezzo pubblicato su Sonic #4 di dicembre 2006/gennaio 2007… a giorni uscirà il numero 5… vi consiglio di rubarlo all’edicolante più antipatico della vostra città!