Non mi piacciono quelli che zompettano da un genere all’altro con leggerezza e che ci hanno sempre in tasca la next big thing. Allo stesso tempo non mi piacciono per niente quei radicali coi paraocchi che se un gruppo suona garage e ci mette su un sintetizzatore invece di un Farfisa, allora fa cagare per partito preso. Non mi piacciono le correnti, le scene, le sette, le scuole di pensiero, quelli che ricacciano dal nulla un gruppo sconosciuto iugoslavo e ti fanno la morale se tu, umile appassionato di r&r, non ne hai mai sentito parlare. In pratica non mi piace il 90% di chi fruisce, suona, produce, racconta la cosiddetta musica alternativa. Tutta gente che non spenderebbe mai un parola per Si Vis Rock’n’Roll Para Bellum della BLUES MAPHIA (Ultrasound), semplicemente perché questo cd non è uscito per l’etichetta “giusta” che fa parte del giro, viaggia su coordinate di blues più o meno canonico, ecc. Invero il nuovo progetto del bluesman Marcello Milanese meriterebbe più di un’attenzione. I brani del Tom Waits piemontese scaldano il cuore di tenerezza (Me and My Gun), nostalgia (Party Line, First Kiss) e palpitante soul (2 Minutes Blues). E poco m’interessa se i suoi numi tutelari, John Lee Hooker e Willie Dixon, non sono esattamente i miei. Per i fighetti cinefili aggiungo che Marcello e la sua gang erano quelli che si dannavano l’anima su un palco nel bel film Texas di Fausto Paravidino.
I 7” split sono pericolosi perché spesso vengono accoppiate band che non c’entrano nulla l’una con l’altra. Ciò detto, ancor prima di farlo girare sul piatto, questo 45 in cui coabitano DROP THE I e GONZALES mi ha dato buone vibrazioni a partiredalla bella copertina. I milanesi Drop The I procurano una bella scossa con quelle due rasoiate secche di post-punk virato hc e con chitarre noise, sulla scia di Fugazi e At The Drive-in (l’ottima Neither Fles Nor Fowl). Circa i veneti Gonzales confermo e rilancio ciò che di buono ho scritto a proposito dell’esordio lungo Hell Drive: rock and roll duro e puro senza museruola, con la giusta dose di ignoranza e cattiveria. Il cantante rantola ancora alla perfezione mentre il suono pare meno hard ma più compatto (Heaven Gone Wrong).
Un altro bel 45 giri splittato è quello che vede combattere sullo stesso ring di quart’ordine THE LAST KILLERS e THE DIRECTORS (Area Pirata): band esordienti alle prese con il rock and roll dei perdenti con l’unico scopo di divertirsi e sfogare la propria frustrazione. I primi sembra che inzuppino da una vita il biscotto nel garage-punk dei sixties. Evidentemente hanno consumato per bene i vinili di Seeds, Sonics, Gravedigger V e Gruesomes. La personalità che traspare dai solchi di She’s Alright e Another Day non lascia dubbi in proposito. I comaschi Directors pasticciano adorabilmente col punk basico, riuscendo a far affiorare tra la ferraglia settantasettina persino uno straccio di melodia. Bravi soprattutto nell’ultima traccia Spider, che ricorda la furia “power pop” dei Time Flys.
Parli del diavolo e spuntano le corna, ovvero i MOJOMATICS di nuovo in pista col nuovo album Songs For Faraway Losers edito ancora una volta dalla crucca Alien Snatch!, ma fortunatamente rintracciabile anche nel belpaese per mano della neo label La Valigetta. In mezz’ora Matteo e Davide rivoltano come un calzino le radici del country, del r’n’r dei 50’s, del blues del Delta, della British Invasion, andando dritti all’essenza. Mi ripeterò e ripeterò quello che hanno già detto in molti: per fare la differenza non bastano un buon look, un paio di hit, una scena giusta che ti supporta ecc. La differenza la fanno l’impeccabile songwriting, l’innato gusto per la melodia, il saper scrivere canzoni e non solo ammucchiare suoni. Di fronte a inni rurali quali No Place To Go e Right or Wrong si perdona loro anche l’aver completamente dimenticato il garage.
Chi invece non dimenticherà mai il garage sono i longevi FUZZTONES che se ne escono con un 10”/mini CD dal titolo Boom (Beyond Your Mind) dedicato ai leggendari Sonics. Ascoltando le 6 tracce presenti si ha come l’impressione che i figli vogliano riportare in vita i padri, stanandoli dall’oblio a colpi di sferzante rock and roll. Il dischetto, tutt’altro che fondamentale sia chiaro, manderà in sollucchero i garageri completisti, ma anche i neofiti potranno sollazzarsi con l’ecumenica versione di Strychnine e la mazzata live tra capo e collo Boss Hoss.
Terminiamo la girandola di spazzatura r’n’r con tre bei dischi da poco stampati dalla statunitense Dirtnap. Su I’m Your Negative dei RIVER CITY TANLINES concordo con lo zio Sorge e il fratello Rags che inizialmente hanno trovato un po’ fiacco questo primo vero disco della combriccola di Alicja Trout. È vero, ci vuole tempo per metabolizzarlo e apprezzarne tutte le sfumature, ma trovata la chiave giusta sarà difficile non lasciarsi andare come idioti alla metallurgia rock della title track, al post-noise di My Reflection e alla disperazione lo-fi punk di Animal Life e When Ever I Rot. L’esordio lungo dei BEAT BEAT BEAT raggiunge subito il bersaglio. Difficile da spiegare: immaginate la carica melodico-eversiva di certo hardcore di metà ottanta e impiantatela su un tipico gruppo di punk ‘77 che non fa del nichilismo la propria ragione di vita. Più o meno è questo il contenuto di Living In The Future…I 5 di Atlanta maneggiano materia antica ma ancora terribilmente attuale. Un sound immortale, particolarmente apprezzabile quando irrompe nel perimetro già calpestato da Replacements e Hüsker Dü (Hate Me, Don’t Tell Me Now), portandosi dietro carezzevoli effluvi power pop (Leave Me Out, Savage Girl). A proposito di “neo” power pop, indiscussi maestri del genere sono stati gli EXPLODING HEARTS, quattro ventenni capaci di inanellare una hit dietro l’altra con disarmante semplicità. Il loro unico album, Guitar Romantic, fu un faro abbagliante quanto Singles Going Steady dei Buzzcocks, con la differenza non da poco che quella della storica punk-pop band inglese era una raccolta di singoli. Nell’estate del 2003, di ritorno da un concerto, un incidente stradale ha stroncato la vita di 3 membri del gruppo di Portland. Ma come si dice in questi casi, la musica rimane. E vi assicuro che Shattered (che contiene i 2 singoli, qualche inedito, versioni alternative dell’album e una traccia video con 5 brani dal “vivo”) rimarrà a lungo nei cuori di chi s’imbruttisce di birra ma al contempo non può far a meno dell’appiccicoso calore dello zucchero filato.
THE EXPLODING HEARTS – (Making) Teenage Faces mp3 (da “Shattered”, Dirtnap 2006)
Il numero 6 di Sonic Magazine è in edicola da qualche giorno. Ciò che avete appena letto è “into the garage” del numero 5 di febbraio-marzo 2007.