Anche se siete abbonati a National Geograpich e Flash Art. Anche se considerate il Museo Colonna la vostra seconda casa. Anche se vi vantate di aver letto tre volte Viaggio al termine della notte di Céline. Anche se acquistate soltanto prodotti equosolidali. Anche se il vostro unico sfizio consumistico è quello di regalarvi un paio di polacchine Clarks per Natale. Anche se considerate Paolo Conte uno dei pochi cantautori degni di nota. Anche se ci avete il poster di Emma Bonino appiccicato alla parete. Anche se possedete l’opera omnia di Buñuel in dvd. Anche se vi rollate le sigarette col tabacco. Anche se siete tesserati di Rifondazione Comunista, sfoggiate una finta r moscia e siete favorevoli al frocismo chic. Anche se frequentate assiduamente i Cineforum. Anche se siete stati invitati al matrimonio di Maurizio Acerbo. Be’, è impossibile che non abbiate mai goduto guardando Uomini e Donne su Canale 5!
E poco importa se si tratta di un godimento tardoadolescenziale, trash o parasociologico. Mettetela come volete, Uomini e Donne è lo specchio della nostra società con i suoi pregi e i suoi difetti, of course. È una fedele rappresentazione del mediume nel quale ci barcameniamo ogni giorno. È lo show della vita e del tirare a campare, è il sorriso stronzo del nostro capoufficio scontroso, è il sorriso stanco della barista del Wake Up che vi sta preparando un gin lemon, è il sorriso accelerato della bellagente di Like Tv e Weekend & Dintorni, è il sorriso impostato della bionda che presenta Yellow Submarine, è il sorriso pettinato del vostro parrucchiere, è il sorriso fragrante della fornaia sottocasa, è il sorriso liquido di vostro zio idraulico, è il sorriso radioso di vostro figlio che sta scoprendo i piaceri della masturbazione, è il sorriso calvo di vostro padre e quello cotonato di vostra madre. E quindi fatevela una cazzo di risata ogni tanto!
Come me che da un paio d’anni, impegni lavorativi permettendo, non mi perdo una-puntata-una del pomeridiano della De Filippi. Il mio intimo e solingo interesse è cresciuto esponenzialmente da quando alcuni rappresentanti del nostro Abruzzo sono diventati veri e propri catalizzatori catodici. La parte dell’ariete è toccata a Salvatore Angelucci, meglio conosciuto come Sasà o Sasi per i più intimi, lo statuario tronista con una tartaruga impiantata nell’addome che si è subito dimostrato un tipo alla mano, facendo breccia nei cuori del pubblico parlante delle truppe defilippesche. Il giovane virgulto nato a Chieti, che ha preferito la carriera di modello a quella di ragioniere, ha bellamente snobbato la pletora di strafiche che scendevano le scale per corteggiarlo, scegliendo una ragnetta di Napoli dalla parlantina facile e il carattere fumantino. È stata la mossa vincente. La versione postmoderna de La Bella e la Bestia: roba da far sbrodolare i direttori dei rotocalchi e risvegliare dal torpore postprandiale tutti noi, variegato pubblico televisivo. A seguire una vagonata di ospitate nelle discoteche nazionalpopolari, svariate apparizioni televisive, felpe, t-shirt e orologi sponsorizzati. Fino allo snervante tira e molla, con il corollario di lacrime, abbandoni, riconciliazioni, sparate pubbliche, esclusive giornalistiche, ecc. Il tutto, tra alti e bassi, si è trascinato per più di un anno. Nel frattempo Cristiano, il fratello di Sasi, zitto zitto inizia a farsi si strada sullo stesso parterre. Da corteggiatore belloccio arriva in un battibaleno a conquistarsi un meritato trono e a palleggiarsi un paio di tipe fino alla fatidica scelta in un freddo pomeriggio del gennaio 2007. Ci siamo. Il ragazzotto di Pescara con due materassini al posto delle labbra, che cammina come Jhon Wayne e parla come ‘Nduccio, è alla resa finale. Salivazione azzerata, parentame al gran completo, l’intero studio in fibrillazione, due sedie una di fronte all’altra. Susan, l’aggressiva barista bolognese, viene sbolognata non prima che il Nostro puntualizzi quanto sia stato vero con lei. E giù applausi. Subito dopo arriva Roberta, l’aggraziata moretta che lo tampina da quattro mesi. Cristiano è in evidente imbarazzo, ma sa che non si trova in un acquario e che deve dire qualcosa. Ci pensa, ha la fronte imperlata, sono attimi interminabili. L’importante è l’attacco, si ripete tra sé e sé. L’incipit è questo, testualmente: “nell’ultima esterna tu mi dissi…”. Il seguito è trascurabile, basta dire che poi va come un treno (si fa per dire) e compie la sua scelta. Roberta gli si abbarbica al collo mentre in sottofondo va il Paoli Gino più lacrimevole. Gianni Sperti, dopo essersi fatto una piantarella, sentenzia: “questo è amore!”. Il fratello di Roberta, un incrocio tra Franco Strippoli e Solange, dichiara il suo debole per Karina e la invita prontamente a ballare un lento. La redazione defilippesca fa capolino dietro la curva del pubblico, piangendo a dirotto. Dal soffitto scendono tristissimi petali di plastica.
A voi, lettori snob, dico soltanto che si è trattato di uno dei momenti più alti della televisione generalista. E, tutto sommato, noi abruzzesi ne siamo usciti bene. Certo, non è stato mostrato il nostro lato flaianesco. Tuttavia siamo apparsi come gente sensibile e genuina, che non è poco di questi tempi.
L’abruzzese (o meglio il pescarese) va, fidelizza il pubblico, con quella parlata rallentata fa tenerezza e al contempo esprime un senso di sicurezza, di identificazione. La vecchia volpe di Maria De Filippi la sa lunga. E sdogana tutti noi, mangiaparrozzo a tradimento. Appena può, fa fare il salto della quaglia ad un altro potenziale teen hero dell’area metropolitana. Lui si chiama Alessandro Di Pasquale e, guarda caso, vive a Milano e bazzica nel mondo della moda streetwear come i fratelli Angelucci. La tipologia è leggermente diversa. Esteticamente questo Alessandro è più esile, aggraziato e pare sappia usare le parole con più scioltezza dei suoi predecessori. Da corteggiatore fuori tempo massimo di Camilla, una romana che faceva la segretaria di un parlamentare!, si accomoda poco dopo sul trono. Qualcosa, però, non va. Il ragazzo si dimostra un po’ troppo immaturo e sbruffoncello. Abbandona il trono (o glielo fanno abbandonare) ed esce di scena mestamente, lasciando pochissime tracce del suo passaggio. Plof. Siamo ripiombati dalle stelle alle stalle. In quella macedonia di dialetti che è Uomini e Donne non sentiremo per un bel po’ un “auà” pronunciato con fierezza.
Il mio 2007 da spettatore televisivo del pomeriggio di Canale 5 termina tristemente, come una gita in orfanotrofio. Mi sento abbandonato, tradito, e vorrei rendere pan per focaccia. Trovo un barlume di speranza seguendo L’Italia sul 2, ma Roberta Lanfranchi è oggettivamente insopportabile. Però, come ci rammenta sovente Simona Ventura, non bisogna mollare mai. Ed ecco che finalmente accade quello che tutti noi aspettavamo. Paola, la ex di Sasi, diventa la nuova tronista. Come nella migliore tradizione governativa del nostro Paese, la De Filippi opera l’ennesimo rimpasto. D’altronde se lo può fare Mastella non vedo dove sia il problema. E poi la signora Costanzo è sempre stata un genio del riciclaggio: Salvatore e Cristiano Angelucci li aveva ripescati dal reality troiesco “Vero Amore” andato in onda nell’estate 2005; dallo stesso posto arriva l’opinionista Karina; Gianni Sperti lo ha strappato da un futuro di stenti e lo ha persino buttato nell’arena del serale di “Amici”; e potrei andare avanti per giorni.
Si diceva di Paola, bene. La napoletana appare disillusa sin dalle prime puntate. È sul chi va là e si vede lontano un miglio. Lo strascico della storia con Sasi è ancora vivo, ha lasciato segni indelebili. Lei, forse per paura di essere nuovamente ferita, tratta male tutti i volenterosi corteggiatori. Finché fa il suo ingresso in studio un altro pescarese, bruttino ma dal fisico prestante e il cipiglio incazzoso. Si chiama Carmine, ha 35 anni, pare lavori nelle produzioni televisive, dichiara di non avere nessun bisogno di farsi pubblicità in quel contesto, dato che è nell’ambiente da una vita: mha! A Paola si illuminano gli occhi, inizia a portarlo in esterna, insieme si fanno grasse risate. L’uomo deve saper prendere la donna in più maniere: per la gola, per la collottola, per empatia, per stanchezza, per ilarità e, spesso e volentieri, per il culo. Carmine questo lo sa bene, tanto che incomincia a gigioneggiare e parlare sempre di più in uno slang ibrido tra il napoletano e il basso marsicano. Pare che tutto vada a gonfie vele ma, citando ancora la Simo nazionale, è sempre bene guardarsi le spalle. E infatti, in una puntata d’inizio febbraio succede il pandemonio. Un bel dì un tal Nello, esemplare di torello napoletano tra il primo Taricone e Tomas Milliam, se ne esce con affermazioni a dir poco scottanti. Fa il peggior sgarro si possa fare a Santa Maria De Filippi. Dice cioè che Carmine ha riferito a tutti di essere stato lì lì per fare il tronista, aggiungendo che questa cosa gli era stata promessa dalla De Filippi in carne e ossa. Non l’avesse mai detto! La moglie dell’uomo che sponsorizzava la camicia con i baffi, sbrocca manco le avessero appena detto all’orecchio che Kledi si tromba Milly Carlucci. Il volto paonazzo fa pendant con il famigerato alone di sudore ascellare, che ora arriva fin quasi alla vita. Ma invece di vergognarsi per essere stata smascherata, invece di glissare e incanalare la discussione su altri binari, invece di non mandare la puntata in onda, be’… esce la palle e rigira tutta la questione a suo favore. Inizia, cioè, a fare la moralizzatrice. Spiega per filo e per segno come funziona la roulette dei provini al fine di chiarire, una volta per tutte, come stanno le cose e quanto sia trasparente l’operato della sua redazione. Il finale di Maria è un gran coupe de theatre: consiglia/ordina alle due troniste della puntata di fare un repulisti generale, di rispedire tutti i corteggiatori a casa, che imparassero a farsi i cazzi propri ‘sti manzi tutto chiacchiere e distintivo.
Carmine è pietrificato. Se ne sta rannicchiato sulla sua poltrona, immaginando che stavolta sia finita davvero. Ma Paola, confusa e felice, fa di testa sua: per la prossima esterna sceglie proprio Carmine. Maria è incredula, cerca di farle cambiare idea. Paola è irremovibile, dice che ha bisogno di un’esterna per chiarire. Appena dalla sua boccuccia di rosa escono le parole “esterna” e “chiarire”, mi alzo in piedi e stendo le braccia al soffitto. E vai! Carmine l’ha sfangata e con lui tutto il popolo d’Abruzzo! Mi sento svuotato, piacevolmente svuotato. E per svuotarmi completamente ho bisogno di fare la mia seduta giornaliera così, improvvisando una ola solitaria, trotterello fino al bagno.
La settimana successiva vado in ansia perché temo di dover rientrare di pomeriggio al lavoro più del previsto, rischiando di perdermi il seguito di questa deliziosa telenovela. Alle 15:15 di lunedì 11 febbraio chiamo mia moglie dall’ufficio chiedendole quale trono si stia svolgendo. La mia dolce metà mi dice di stare tranquillo, ché si sta consumando l’ennesima, scontata puntata con Giovanni e Jack. Tiro un sospiro di sollievo e, serissimo, annuncio ai miei colleghi che il pomeriggio seguente non potrò rientrare poiché ho una visita medica improcrastinabile. Se la bevono, meno male.
C’ho preso, sono un grande. Il 12 e 13 febbraio vanno in onda due puntate indimenticabili. Sasi ha contattato la redazione, dicendo di voler un incontro pubblico con Paola per mettere alcuni puntini sulle i. Roba grossa, insomma. Sono emozionato, manco stessi facendo la prima comunione. Quando Sasi entra in studio, il pubblico si spertica in applausi a scena aperta. Il clima è elettrico ma rilassato. Io e altri milioni di telespettatori siamo incollati al video a gustarci questo tripudio di abruzzesità prêt-à-porter. In sostanza Sasi chiede a Paola di non essere più tirato in ballo. E lo fa con garbo e misura. Paola acconsente nello smorzare i toni. Tra loro c’è stato amore vero, ed è giusto non infangarne il ricordo. Con altrettanto garbo, Carmine rimane al suo posto. Interpellato sulla faccenda, asserisce pacatamente che Salvatore ha fatto quello che doveva fare e che è giusto così.
Ho quasi le lacrime agli occhi, non mi sono mai sentito fiero come ora di essere abruzzese. Quei due ragazzi hanno dimostrato all’intero Paese che non siamo un’anonima Regione di pastori dall’arrosticino facile. Che siamo gente di cuore, che abbiamo dei valori, che non ci calpestiamo i piedi a vicenda. Evviva Uomini e Donne. Evviva l’Abruzzo!
PS: mi spiace dirlo ma nella televisione generalista del pomeriggio italiano, c’è una sola cosa più odiosa della cantilena di Ilenia Petracalvina de L’Italia sul 2: l’abuso dell’intercalare “comunque sia” pronunciato per il sì e per il no dai tornisti/corteggiatori di Uomini e Donne. Ma attenzione! Fateci caso, non sentirete mai un “comunque sia” fuoriuscire dalla bocca di un figlio dei nostri gloriosi Abruzzi. Noi siamo gente che “parliamo” bene, noi.
L’articolo che avete appena letto, spero divorato, è stato pubblicato su Mente Locale #8 nel 2008.