AMELIE TRITESSE
Cazzo ne sapete voi del rock and roll
Interno 4 Records/NdA Press
CD audio 10 tracce e Libro di 64 pagine, € 14,90
Anno di pubblicazione 2011
Né mondi fantastici, né donnine col nasino all’insù, Amelie Tritesse è un progetto fatto di parole e suoni, voci e strumenti, letture e canzoni, Abruzzo e cassette: un read’n’rocking in presa diretta, imbevuto di folktronica da cameretta e scritto su pellicola in Super 8. Un ciclico gioco di sottrazione che si posa sulle canzoni sgualcite di Paolo Marini, i suoni elettronici di Giustino Di Gregorio e il battere sensibile di Stefano Di Gregorio, per poi entrare in tackle scivolato sulle caviglie delle storie di Manuel Graziani. Un reading rock con testi recitati in italiano e canzoni in inglese, avvolti da un tappeto sonoro che incontra idealmente Elliott Smith e Massimo Volume, Notwist e Offlaga Disco Pax. Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll è composto da 10 tracce audio che narrano storie piccole ma di grande respiro anche se viste e raccontate da Teramo, cittadina della cosiddetta “provincia”. Ad accompagnare il CD un libro di 64 pagine con i testi/racconti brevi e un racconto lungo di Manuel Graziani, illustrati da Fabrizio “Pluc” Di Nicola.
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AMELIE TRITESSE IN GIRO (2011-2012)
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– 13 maggio 2011, TERAMO, @Galadhrim
– 21 maggio 2011, ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE), @Circolo Culturale Chaikhana
– 10 giugno 2011, PESCARA, @Libreria Primo Moroni/Interno 4
– 18 giugno 2011, ORTONA (CH), Stasera vi presento@Complesso Sant’Anna
– 26 giugno 2011, BOLOGNA, @Libreria Modo Infoshop/Interno 4
– 9 luglio 2011, TERAMO, Festival Inter Nos@Piazzetta del Sole
– 16 luglio 2011, VASTO (CH), Notte Bianca@Drogheria Buonconsiglio
– 9 agosto 2011, TERAMO, Banda Larga + Teramo Ignorata + Villa Suite@Villa Comunale con Lords of Altamont e Rock Race
– 2 settembre 2011, CIVITELLA DEL TRONTO (TE), @Piazza Filippi Pepe con New Modern Quartet (Mark Kostabi, Tony Esposito, Paul Kostabi, Jennifer Mar, Antonio Nicola Bruno)
– 1 ottobre 2011, GIULIANOVA (TE), @Circolo Virtuoso Il Nome della Rosa
– 12 novembre 2011, ITRI (LT), @Portanova Club
– 18 novembre 2011, PESCARA, Festival delle Letterature @Groove con Max Collini (Offlaga Disco Pax) e Jukka Reverberi (Giardini di Mirò)
– 19 novembre 2011, SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP), @Teatro Concordia con Emidio Clementi ed Egle Sommacal (Massimo Volume)
– 30 dicembre 2011, ORTONA (CH), @Abbey Road
– 20 gennaio 2012, NAPOLI, @Perditempo Dante
– 21 gennaio 2012, AVELLINO, @Godot Art Bistrot
– 23 marzo 2012, TERAMO, @L’Officina
– 16 giugno 2012, SAN SAVINO (RIMINI), @Harissa
– 16 luglio 2012, MARTINSICURO (TE), @Martinbook Festival
– 26 luglio 2012, CASTELBASSO (TE), @Soundlabs Festival con John Wolfington, Nigel Wright, Thurston Moore
– 7 settembre 2012, TERAMO, @Note su ali di farfalla, IV Edizione con Gesamtkunstwerk, Bugo, Offlaga Disco Pax, I Cani, Calibro 35
– 8 settembre 2012, BASCIANO (TE), @Katilè Sound Fest II con Gesamtkunstwerk, Laika Vendetta, Tre Tigri Contro
– 10 novembre 2012, NOTARESCO (TE), @La Locanda del Duca
– 11 novembre 2012, ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE), @Circolo Culturale Chaikhana con Ice Cream Assassins, Starlugs, Wide Hips *69*, Digos Goat
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INTERVISTE RADIO, WEB E TV
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– QUI potete vedere un video cut-up dell’amico Noam Arp del concerto al Circolo Culturale Chaikhana di Roseto degli Abruzzi del 13 maggio 2011.
– QUI potete ascoltare lo scambio di battute con Bob Colella de “La Cantina del Rock” su Radio Popolare Roma del 18 giugno 2011.
– QUI potete vedere l’intervista televisiva nella trasmissione “L’opinione non è una matematica” di Genio Tv, andata in onda sull’abruzzese TVQ, in occasione del concerto ad Ortona del 18 giugno 2011.
– 4 giugno 2011, dalle 18:30, intervista su Radio Città Futura di Roma.
– QUI potete leggere il pezzo/intervista del grande Andrea Valentini sulla gagliarda webzine www.blackmilkmag.com del 31 maggio 2011.
– QUI potete leggere l’intervista sulla zezzissima fanzine cartacea MIMETICS #1, uscita a settembre 2011.
– QUI potete ascoltare l’intervista di Ricky Russo andata in onda il 9 novembre 2011 sulla gran bella trasmissione In Orbita di Radio Capodistria.
– 9 gennaio 2012, dalle 21:30, intervista condotta da Donato Zoppo di Rock City Nights su Radio Città Benevento.
– QUI potete leggere l’intervista di Tiziana Cantarelli del 22 gennaio 2012 sulla webzine SOund 36.
– QUI potete vedere (sentire un po’ meno) una spassosa video intervista degli amici delle Officine Indipendenti di Teramo dopo il concerto lì da loro del 23 marzo 2012.
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RECENSIONI
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Ci sono voluti 15 anni per avere una band col coraggio di ripercorrere a pieno titolo la strada che in Italia i Massimo Volume tracciavano per la prima volta negli anni ’90, sono gli Amelie Tritesse. Per chi come me segue e ama i Massimo Volume da sempre non è facile parlare di “Cazzo ne sapete voi del rock and roll” senza fare paragoni, ma credo anche che in casi come questo non si possa prescinderne e, quindi, vediamo un po’… Amelie Tritesse, un gruppo di musicisti e artisti abruzzesi che realizzano un progetto formato da cd e annesso libro con illustrazioni e testi di accompagnamento. Il tutto molto interessante, quasi a voler creare una narrativa che vada oltre le note, intenzione che viene più volte espressa e rispettata attraverso le molte, moltissime parole che scorrono in questi 40 minuti di disco. E’ un disco importante che non va giudicato tanto – o solamente – per la bontà strettamente tecnica e musicale, quanto invece considerato in un’ottica più ampia, ovvero per l’operazione letteraria che compie. Ogni pezzo dipinge in maniera cristallina e indelebile un attimo di vita quotidiana – una caratterizzazione precisa, scandita da parole oneste che vanno a riprodurre perfettamente le varie, piccole situazioni di ogni giorno: la provincia, la noia, le chiacchiere con amici in macchina, l’autoradio sparata, i ricordi, la nostalgia, i mondiali… Il sound è piacevole, folkeggiante e acustico, ma la musica paradossalmente non è l’elemento predominante dell’album, è quasi un accompagnamento che reagisce alle inflessioni letterarie dei testi e ne asseconda gli umori. Stilisticamente, fatta eccezione per Suddenly e At the Door, pezzi stile country cantati in Inglese, “Cazzo ne sapete voi del rock and roll”, c’e’ poco da fare, è un continuo rimandare ai Massimo Volume: la ricercatezza delle assonanze, lo stile ironico e amaro delle narrazioni, la rassegnazione e la rabbia suscitate da quella provincia tanto alienante quanto cara e ricca di verità, la realtà così come appare a tutti i costi, le inflessioni della voce impostata, quella di Mimi’, quasi una recita. E poi Bologna, lì uguale a prima, che ti guarda, ti giudica ma non dice niente… C’e’ tutto ed è un tributo palesato sin dalla prima canzone, il che rende l’operazione immensamente onesta ed apprezzabile. Certo, I Massimo Volume portavano avanti una ricerca musicale eccellente, quasi d’avanguardia, che qui manca, ma credo che l’operazione degli Amelie Tritesse sia comunque da considerarsi riuscita perché il risultato è un disco splendido che riesce comunque a brillare di luce propria. (Caterina Nirta – LA SCENA, 12 giugno 2012)
Vinili, musicassette, sigarette aspirate avidamente, vita di provincia tra disincanto e ironia, zingarate in auto, gelosie, silenzi e rock and roll. Questa è la mistura di Cazzo ne sapete voi del rock and roll, il libro-cd degli Amelie Tritesse. Dieci brani, 64 pagine in cui fumetto, musica, lettura, sudore e vita di provincia (siamo in Abruzzo) accompagnano l’ascoltatore senza fatica e senza pretese radical – sempre in agguato per coloro che atteggiandosi dicono di ‘scrivere cose’. Un progetto tutto da leggere, osservare e ascoltare.
Il quartetto propone un energico read’n’rock, varie immagini non ritoccate di stati d’animo e avventure quotidiane; i racconti nati per la maggior parte dalla vivace penna dello ‘scribacchino perimetrale’ Manuel Graziani – basso, batteria e convincente voce narrante – mentre alcuni brani riprendono stralci del suo romanzo breve La mia banda suona il (punk)rock (Coniglio Editore, 2007). Insieme a Graziani troviamo le canzoni in inglese cantate da Paolo Marini, due voci che ben si bilanciano mentre le strumentali Suddenly e At the door suggeriscono atmosfere ipnotiche.
Qui la provincia non è inquadrata con toni grigi o romantici, ma è osservata e vissuta con il suo brulicante realismo, con i suoi personaggi tipici e sopratutto molta ironia. Il rock invece è lontano dai cliché consolidati per divenire esperienza e modo di essere, non di vestire. Dieci brani dove il narrato danza con la musica senza scavallamenti o scossoni, alternando momenti elettrici a impennate più rock fino a tessere distorsioni e pianoforti. A volerlo incasellare, può ricordare la pasta sonora degli Offlaga Disco Pax (e ovviamente i Massimo Volume) a braccetto con un certo stile folktronico che ammalia l’ascoltatore.
È proprio la riuscita titletrack ad aprire il disco, un brano che rimane e che piace masticare, come l’intima dedica di Una ballata per Jeffrey Lee Pierce in memoria del leader dei Gun Club e Biciclette a chiudere quest’avventura che vale la pena di vivere. Musica e narrazione arricchite dalle illustrazioni di Fabrizio Pluc Di Nicola in cui è piacevole immergersi. (Francesca Grispello – L’ISOLA CHE NON C’ERA, maggio 2012)
La commistione tra rock e storytelling trova nei teramani Amelie Tritesse una nuova formula. Al di là del titolo provocatorio, “Cazzo ne sapete voi del rock and roll” è sostanzialmente un disco doppio: le storie di provincia raccontate dalla voce narrante di Manuel Graziani e i brani roots and rock accompagnati dalla voce cantante di Paolo Marini. Prima la musica poi le parole. Gli Amelie citano Elliot Smith e dedicano una canzone al compianto Jeffrey Lee Pierce dei Gun Club. Ecco il perimetro sonoro è proprio questo: tra voodoo-billy e malinconie indie. Il risultato è mediamente molto ispirato con alcuni pezzi come “At the door” e “Suddenly” davvero molto belli e sofferti. Poi ci sono i reading di Graziani, che di lavoro (spero per lui sia tale) fa il redattore della rivista Rumore e negli anni ha pubblicato una raccolta di racconti, una biografia e un romanzo. Qui il discorso è più complicato perché puntare sul lirismo minimalista delle piccole cose quotidiane (i bermuda del nonno [Oplà]; una sera in un club con gli amici [la title track], ecc.) è una scelta rischiosa. O si riesce a trarre la poesia dalle minutaglie della vita (avete presente Carver?) o si scivola nel banale. Questa sfida band come gli Offlaga Disco Pax (con i quali gli Amelie condividono anche la scelta dell’indietronica come tappeto d’accompagnamento) la vincono quasi sempre, gli Amelie a volte sì e a volte no. Tra le varie storie la migliore è sicuramente “Liverpool Pub”, iper-realista bozzetto del rancore precario. (Gianfranco Zucca – BEAUTIFUL FREAKS #40, primavera 2012)
Un libro e un cd. Che chiedere di più? Se non siete tra quello stuolo di cretini che è già pronto a rispondere “qualcuno che mi faccia un caffè” potete anche continuare a leggere e magari avvicinarvi a questo bel prodotto in qualche polveroso negozio di provincia (simile a quello cantato-raccontato in Una ballata per Jeffrey Lee Pierce).
Amelie Tritesse è un progetto letterario-musicale (qualcosa di raro nel panorama musicale italiano) messo su da Manuel Graziani (meglio conosciuto come penna di Rumore, qui in veste di scrittore, voce narrante, batteria e basso) in combutta con gli amici Giustino de Gregorio (suoni, piano e arrangiamenti), Paolo Marini (voce cantante, chitarre e basso) e Stefano di Gregorio (batteria, percussioni e basso). Un progetto che nasce sulla scorta della precedente esperienza narrativa di Graziani (La mia banda suona il (punk)rock, Coniglio Editore, 2007) con l’obiettivo di mettere al mondo un testo sul quale fosse possibile suonarci su qualcosa e portarlo in giro a mo’ di tour con una band di amici. Non è poco… ma in realtà è anche di più.
Cazzo ne sapete voi del rock’n’roll (un 10 solo per il titolo) è un prodotto ambizioso, un read’n’rocking imbevuto di folk e elettronica e di testi che esplorano i vicoli (fisici e mentali) sperduti, oscuri e bagnati della provincia italiana. Un disco/libro (arricchito dalle illustrazioni di Fabrizio Pluc Di Nicola) che racconta le storie semplici e dimenticate, sballate, blasfeme, alcoliche e rabbiose – e qui sta la sua forza evocativa e letteraria – di un qualsiasi gruppo di eterni precari nell’Italia degli anni 10. Storie che sanno di luppolo e marijuana, che toccano le vite di vecchi esemplari umani (Oplà), gli incontri occasionali e imbarazzanti (La sudarella), le alcoliche e noiose serate al bar della cittadina (Liverpool Pub, Biciclette) con una colonna sonora fatta di rock malato, sporco e decadente (nell’anima) e di elettro-folk autunnale (nella forma).
Un disco che, musicalmente, si trova da qualche parte tra i Gun Club (omaggiati dalla bellissima Una ballata per Jeffrey Lee Pierce), i Massimo Volume e i Notwist. Un’avventura musicale che si divide equamente tra i reading di Graziani lanciati su tappeti di folk ed elettronica (a volte più l’uno a volte più l’altra) e le ballate folktroniche disegnate dalla voce di Paolo Marini (la bella opening/title track qua sotto è un bell’esempio di quel mix). Un’avventura divertente e appagante sia dal punto di vista musicale che da quello delle liriche, un bel quadro che sa cogliere e raccontare un vissuto quotidiano comune in modo sapiente e sarcastico, sputandolo fuori in forma di rock’n’roll. Una buonissima prova che speriamo sia solo un bell’inizio. (LOUDNOTES.BLOGSPOT.COM, 6 marzo 2012)
Dalla Interno 4 Records mi aspetto sempre qualcosa di particolare e neanche stavolta rimango deluso visto che il progetto Amelie Tritesse di Manuel Graziani, penna di Rumore, è un progetto sia letterario che musicale. Niente di intellettualmente troppo alto, sia chiaro, niente racconti che non leggeremo mai, ma storie di rock, da fan della musica e anche qualcosa di più personale. Lo so che il Graziani si incazzerà ma devo dirlo: il progetto per certi versi può ricordare gli Offlaga Disco Pax. Le storie di cui racconta il cantante sono infatti molto simili a quelle della band emiliana, sono delle narrazioni, con degli intermezzi cantati in inglese, momenti che mi sono onestamente piaciuti meno. Da apprezzare il tappeto sonoro, niente di troppo cerebrale, anzi, tra funk e pop e rock e new wave c’è davvero da segnalare un gran lavoro della band; mi piace la toccante e commovente ‘Una Ballata Per Jeffrey Lee’, dedica intima e personale alla memoria del leader dei Gun Club, con tutti i ricordi personali di Manuel. Vale da sola tutto il disco, credetemi. Splendida. Mi piacciono i pensieri sulla musica in generale e del punk e garage in particolare dell’iniziale ‘Cazzo Ne Sapete Voi Del Rock And Roll’, e poi ‘Biciclette’, ultimo racconto prima della buona notte. Mi piace la voce di Manuel, pulita, quasi da doppiaggio, un timbro davvero da invidiare. Non mi piacciono alcuni testi, ‘Oplà’ e Liverpool Pub’ dove si indugia su certi luoghi comuni un po’ troppo abusati (il compagno di scuola antipatico che ce l’ha fatta e tu invece che sei precario), mi piacciono, perchè sono magnifiche, le illustrazioni nel libretto (64 pagine!). Ci sono tante cose in questo progetto e la maggior parte sono tutte davvero interessanti, anche se non ve ne frega un cazzo del rock and roll, che tra l’altro qui non c’è neanche a sfiorarlo. (Dante Natale – NERDSATTACK.NET, 4 marzo 2012)
E poi di colpo spuntano gli Amelie Tritesse. Arrivano con un’esclamazione impertinente: “Cazzo ne sapete voi del Rock’n Roll”
Saltano fuori dal panorama musicale italiano con l’intenzione di fermarsi a raccontare, come cantastorie all’angolo: un sorriso per invito, un’allegra battuta e siam fermi lì anche noi con la voglia di ascoltare. “Cazzo ne sapete voi del Rock’n Roll” è infatti un progetto strambo di reading musicale, scanzonato e allegro che si articola in racconti semplici di vita provinciale, narrati su un tappeto musicale a sottolineare, movimentare, incalzare e rallentare le atmosfere casalinghe dipinte dal quartetto.
Gli Amelie Tritesse vengono a proporci un mini-viaggio fra gli svincoli di una cittadina abruzzese, ci guidano con allegria e noi ci lasciamo condurre volentieri dalla voce narrante di un fratello maggiore. Manuel Graziani dipinge per noi piccole memorie divertenti, accompagnato dalle sonorità intessute da Giustino Di Gregorio e dalla ritmica di Stefano Di Gregorio la quale scandisce senza invadere il narrato accellerando con grazia o smorzando i toni a seconda della fabula e dell’intreccio. Le storie restano in sospeso, di quando in quando, e ci danno il tempo di gustare il paesaggio quando alla voce narrante si alterna quella cantata di Paolo Marini. I racconti sono infatti intervallati da vere e proprie canzoni, leggere e delicate, che calzano perfettamente con l’ambientazione proposta dalla band in questo cd-libro contenente dieci tracce in tutto. Momenti di vita provinciale disegnati tra parole e musica, tra frasi narrate, cantate, suonate. Uno stile acustico articolato fra pianoforte, chitarre ed elettronica pulita. La parola chiave di questo progetto è “semplicità”, uno sguardo divertito si proietta su episodi della vita quotidiana di una Teramo Rock’n Roll onesta e spontanea che vuole essere raccontata con scanzonata dolcezza e qualche parola in gergo a sottolinearne la genuinità.
Il cofanetto include inoltre una raccolta di racconti illustrati da Fabrizio “Pluc” di Nicola, per completare a livello figurativo quello che è un piccolo itinerario di vita vissuta. L’ascoltatore viene proiettato tra immagini, parole e musica, e accompagnato delicatamente fra i vicoli e le stanze di una quotidianità provinciale che racchiude molto di più che piccoli eventi e si propone di delineare con uno sguardo morbido quella che è la familiarità di luoghi, persone e momenti di vita semplici ma preziosi e carichi di creatività.
Gli Amelie Tritesse ci fanno l’occhiolino, divertiti, quasi a dirci che tutto quello che sappiamo del Rock’n Roll è una serie di stupidi clichè. Il Rock’n Roll si annida tra le stradine di un’innocua cittadina abruzzese. E dunque, come ogni storia che si rispetti, anche questa serie di racconti propone una morale: il Rock’n Roll non è solo sesso, droga e chitarre spaccate. Qui il Rock’n Roll lo insegnano la nonna, una macchina scassata e un paio di pantaloni fradici. Cazzo ne sapete voi del Rock’n Roll allora? (Barbara Della Porta – OZIOMAGAZINE.IT, 18 febbraio 2012)
Amori, umori e dolori di provincia. Un luogo dell’animo, una condizione dello spirito più che una mera collocazione geografica. La provincia è il trampolino di lancio dal quale prendono il volo gli abissi più merdosi dell’essere umano, da Twin Peaks alla Teramo raccontata dagli Amelie Tritesse, devoti di Gun Club e Jeffrey Lee Pierce, animati da una religiosità pagana fatta di rock scostumato e auto gonfie di musica. Le ritualità della provincia, i condizionamenti di un ambiente in cui ci si conosce tutti e ci si vede ovunque, dalle piazze fisiche agli agorà virtuali, diventano il microcosmo che ha ispirato i racconti di Manuel Graziani. Un reading rock costruito intorno all’elettrica interpretazione autentica della band, che ipotizza un aggiornamento dei Massimo Volume in chiave garage, post punk e dark. Cazzo ne sapete voi del rock and roll potrebbe essere un frizzante bildungsroman se non ci fosse quel centro di gravità rock che traina un linguaggio greve e bukowskiano, gravido di ricordi ma non di speranze. Racconti-schegge che narrano scoperte, fughe e ascolti, iniziazioni e penombre di una vita condotta dietro le quinte, tra una rete che offre possibilità impossibili fino a qualche anno fa e una rete di sguardi, stereotipi e pregiudizi che logora fino ad uccidere. Un esperimento espressivo come pochi, liberatorio, tra poesia di strada e rock pungente, con illustrazioni di Fabrizio Pluc Di Nicola. (Donato Zoppo – DONATOZOPPO.BLOGSPOT.COM, 13 gennaio 2012)
“Cazzo Ne Sapete Voi del Rock and Roll” è un disco, ed è anche un libro. “Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll” è un disco, un libro, e poi anche una graphic novel. Dieci tracce-racconto che narrano piccole storie vissute nella provincia di Teramo. Storie personali, di gesta quotidiane, riportate con vivido realismo in un “read’n’rocking in presa diretta” che incorpora italiano, inglese, e persino dialetto.
Dentro ci sono Massimo Volume e Offlaga Disco Pax, qualche strizzata d’occhio al vecchio Bukowski, e sarebbe una bestemmia non menzionare Pier Vittorio Tondelli, Gianni Celati (Silenzio in Emilia) e il Massimo Zamboni di “Emilia Parabolica”. Detto questo, e non è poco, “Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll” è un’idea, forse un po’ sartriana, dell’esistenza, in cui diverse forme d’arte si rimandano a vicenda. Parole e musica si cercano e trovano costantemente, dando vita a incastri perfetti e mai forzati, tanto che, nell’ascolto, è difficile dire quale dei due sia al servizio dell’altro. Laddove sembra fallire la musica, sopraggiungono le parole; e quando anche queste cedono, ecco che le illustrazioni grafiche all’interno del libro arrivano come uno schiaffo agli occhi di chi le guarda. Un trip, partorito forse dopo l’ennesima canna, che funziona, nel suo essere sporco, materico, attuale. Il precariato giovanile, di una generazione che si avvia ad abbracciare gli “anta” ma che ancora gioca a vivere negli intramontabili “enti”, si confronta con le nuove icone del mercato culturale, su cui troneggia instancabile la ormai onnipresente Maria De Filippi, matrona e patrona dell’immaginario televisivo quotidiano. Gli eroi, per Amelie Tritesse, rimangono gli indefessi, gli irremovibili, quelli che nonostante tutto possono permettersi ancora il lusso di comprare vinili e ascoltare musicassette punk, e rimpiangere Jeffrey Lee Pierce buttando il fumo di una canna fuori dal finestrino di una Fiat Panda. Quelli che, forse per un eccesso di pudore, non se la sono mai sentita di indossare una camicia o una cravatta. Quelli che, il rock and roll, lo conoscono bene. Bene, come gli Amelie Tritesse lo sanno raccontare.
PS: Il cofanetto fa parte della collana Interno 4 Records, pubblicata dalla NdA Press. Più che tra i vinili di un negozio di dischi, cercatelo nelle librerie. (Anita Magnani & Enrico Tallarini – OSSERVATORIESTERNI.IT, 12 gennaio 2012)
Anche in provincia (di Teramo) nascono fiori. Uno si chiama Amelie Tritesse
Ci ho messo un mese, ma ho mantenuto la mia promessa (privata). Ho scoperto un grande gruppo, gli Amelie Tritesse. Li ho sentiti suonare al Teatro Concordia di San Benedetto, lo scorso 18 novembre, in una serata in cui si esibivano anche Emidio Clementi con Egle Sommacal. Ma che bravi questi Amelie Tritesse. E nonostante il nome francesizzato, sono di Teramo. Un ibrido, questi Amelie, tra Offlaga Disco Pax e quei Massimo Volume proprio di Clementi. Rock’n’reading, dicono. Non poesie in forma di prosa, ma racconti in forma di canzone. Stanno sul palco come antidivi: camicia dentro i pantaloni, sembrano usciti per fare la spesa in qualche vecchia bottega di provincia (di quelle che non ci sono più). Ironici più degli Offlaga, cantano però un mondo che, a differenza degli emiliani, non è quello del “piccolo mondo antico Fogazzaro” delle certezze del comunismo emiliano e dell’infanzia perduta in tempi di mondo fluido. Teramo, l’Abruzzo, sono un’altra cosa. C’è un po’ di John Fante, quasi, nel lirismo realistico dei testi di Manuel Graziani: il nonno che bestemmia, audiocassette di musica indie d’inizio anni Novanta, serate post-adolescenziali nei locali di provincia, quando la notte non finisce mai – o forse mai inizia – l’Abruzzo forte e gentile. Poi ci pensa Paolo Marini a virare su toni da finta rock star. Ah, dimenticavo: si chiama “Cazzo ne sapete voi del rock’n’roll”, il loro album. Scusate la parolaccia. (Pier Paolo Flammini – RIVIERAOGGI.IT, 14 dicembre 2011)
Sulla copertina di “Cazzo ne sapete voi del rock and roll” si trova già la definizione precisa – è read ‘n’ rock di provincia – di un genere tutto particolare, fatto di recitativi e bassi portanti, immagini minime ed orgoglio del libero pensiero.
Questo degli Amelie Tritesse non è di certo un disco tradizionale: probabilmente indigeribile per i fondamentalisti della forma canzone da tre minuti e mezzo, l’opera sceglie da subito e con convinzione una strada a suo modo estrema. Se il rock si prestasse alla location teatrale saremmo quasi in zona teatro-canzone, ma in realtà le storie raccontate da Manuel Graziani proiettano di peso in una dimensione che è quella degli abitacoli di utilitarie, di audiocassette con sopra scarabocchiato alla bell’e meglio il nome di un gruppo di nicchia; portano soprattutto alla quotidianità parallela di chi segue la propria filosofia di vita un po’ ribelle, senza forse sapere bene dove si finirà ma evitando accuratamente di prendersi troppo sul serio. Diciamo rock ma ne intendiamo lo spirito, capace di permeare anche una tracklist che di fatto è composta da brani che non sono mai aggressivi, anzi si stendono morbidi per fare da sfondo ai racconti della voce di Graziani. Il sound è pulito e scorrevole, quando c’è da modulare la voce ci pensa il poliedrico Paolo Marini e lo fa con buon profitto (sia quando chiosa in crescendo la title track che quando, in “At the door” fa riecheggiare sonorità à la Holly Johnson).
A sottolineare la varietà di input che gli Amelie Tritesse vogliono lanciare con “Cazzo ne sapete voi del rock and roll” c’è infine la scelta di un confezionamento multimediale, con il cd associato ad un vero e proprio libro che affianca i testi delle canzoni (ed un racconto indipendente scritto da Manuel Graziani) ai disegni di Fabrizio “Pluc” Di Nicola. (Tommaso Attende – ONDALTERNATIVA.IT, 12 dicembre 2011)
“Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll” è il cd libro degli irreverenti spacca pensieri Amelie Tritesse, una carica bastarda di read’n’rocking in presa elettro diretta. Un disco di dieci pezzi accompagnati da un libro di racconti quotidiani di 64 pagine, testi ed illustrazioni. Una cosa fregna. Poi il gioco musicale intrapreso tra brani recitati come qualche affermata situazione italiana insegna e pezzi in inglese di genuino rock and roll rendono questo lavoro interessante e propositivo per un ascoltatore che non cade mai nella solitudine della monotonia, rimanendo sempre attento alle circostanze. Molto Abruzzo nel complesso, la loro terra stanca di rimanere sempre al palo rinchiusa e tartassata da (in)fondati pregiudizi, l’orgoglio viene prepotentemente fuori, le palle ci sono e come. Sensazioni bellissime in “Una ballata per Jeffrey Lee”, già ero cascato in queste sensazioni con il Circo Fantasma e non mi stancherò mai di farlo, un pianoforte struggente viaggia leggero ad accompagnare una calda voce dalle movenze interpretative di chiaro spessore. Poi la title track “Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll” arrovella cattivi pensieri nella testa presa da un tiro profondo di spino, qualcuno aveva già provato queste “cattive abitudini” portandone fuori consensi di nicchia. Io non ho mai capito un cazzo del rock and roll. Giuro. Un opera prima per questi ragazzi dagli alti canoni artistici da considerare con lode, difficilmente collocabili in questo caos musicale indipendente italiano, una fresca realtà che cerca di differenziarsi dalla massa usando egregiamente tutte le armi del proprio arsenale artistico. Un folk rock con puntine di sporca elettronica da maneggiare sempre e comunque fregandosene dell’estrema cura, gli Amelie Tritesse vogliono apparire essenzialmente per quello che sono senza inganno. “Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll” prepara la musica verso un’altra rotta tutta ancora da esplorare, un ottimo inizio. Col botto. (Riccardo Merolli – ROCKAMBULA.COM, 7 dicembre 2011)
Il bello o il brutto (mera questione di punti di vista) della musica indie è la sua straordinaria capacità di sintesi di stili, sonorità, tendenze ed influenze. Con gli Amelie Tritesse, il genere approda a una nuova ulteriore dimensione trasferendosi idealmente in sala lettura. Lontano da mode metropolitane o velleità di ribellione generazionale, l’elettrofolk di Manuel Graziani, Giustino Di Gregorio, Paolo Marini e Stefano Di Gregorio ha più un carattere fumettistico.
Le dieci tracce che compongono Cazzo Ne Sapete Voi del Rock’n’Roll, disco + libro d’esordio degli Amelie Tritesse, sembrano un po’ le avventure di Charlie Brown; ogni canzone è un racconto, una striscia dalla provincia italiana. Se è vero che la lezione è quella dei Massimo Volume, degli OfflagaDiscoPax o, perché no, anche dei CCCP, Cazzo Ne Sapete Voi Del Rock’n’Roll ha una sua intrinseca e peculiare originalità: i diversi generi musicali sono al servizio delle diverse storie narrate. Così, il semi punk di Cazzo Ne Sapete Voi Del Rock’n’Roll, ballate come At The Door, Biciclette, La Sudarella o Una Ballata Per Jeffrey Lee e le atmosfere elettroniche di Liverpool Pub o Oplà raccontano di cazzeggi in macchina, di incontri più o meno graditi al pub, di nonni che bestemmiano o di nostalgia ma, sempre con ironia e divertimento.
Nessun disagio generazionale, dunque, nessun titolo cervellotico con false pretese intellettuali né, per fortuna, sfigati scimmiottamenti dei Baustelle; quello degli Amelie Tritesse è un indie rock che come un libro o ti prende o risulta indigesto dopo poche pagine. Narrare in musica è, però, un gioco di equilibrio: senza il giusto compromesso tra l’essere alternativi a tutti i costi e volontà di sperimentazione si rischia una fragorosa caduta. Ad eccezione di qualche pezzo, specialmente quelli di musica elettronica, il lavoro dei quattro ragazzi teramani risulta interessante e mette in mostra un buon potenziale creativo-compositivo con alla base, però, un difetto più o meno grande (altra mera questione di punti di vista): è un album che per mettere a fuoco la miriade di immagini suggerite dai racconti va ascoltato più volte ed a piccole “dosi”, così da evitare di perdersi tra le storie e che il troppo parlato inevitabilmente stanchi.
Aspettando altre piccole storie di provincia, agli Amelie Tritesse porgiamo l’augurio che potrebbe estendersi a migliaia di altri gruppi che sperano nel grande salto: quello di riuscire a far emergere le proprie idee ed il proprio lavoro dalle densissime nebbie del panorama musicale italiano. (Il Duca Stanco – INDIE-BLOG.COM, 1 dicembre 2012)
Qui dentro si parla di me. E di te che stai leggendo, ne sono sicuro. Si parla di vinili e cassette, di provare a resistere anche se è sempre più dura, di silenzi imbarazzanti, di distanze, di giri in macchina con gli amici, di eroi giovanili che non si è mai cagato nessuno tranne te, di tic e sfilacciamenti emotivi, di lavatrici, di senso d’inadeguatezza, di precariato, di scrittori argentini che dovrebbero somigliare a Careca, di provincia, ancora di silenzi. Cazzo ne sapete voi del rock’n’roll è imperfetto, a tratti si contraddice nel tentativo di coniugare la spregiudicata genuinità delle liriche con dei sottofondi gentilmente elettroacustici, ma è vero, tremendamente vero e sincero, e tale verità lo fa brillare di una luce di struggente splendore. È un disco importante, questo. Lo è perché ci parla del nostro quotidiano (chi vive in provincia saprà meglio cogliere determinate idiosincrasie tipiche di chi sta “ai confini dell’impero”) senza ruffianerie e snobismi intellettualistici, senza finte pose, ma con una prosa che alterna leggerezza e sarcasmo ad efferato e lucido cinismo – come nel caso della spietata descrizione di un precario statale in Liverpool Pub, o nel collasso emotivo che esplode ne La sudarella – merito senz’altro dell’ottima penna di Manuel Graziani, giornalista (sulle pagine di Rumore) e scrittore. Dicevamo della provincia: sempre presente, si stende col suo mantello opaco e vischioso su tutti i 10 pezzi dell’album e sulle 64 pagine del libro (già, questo è un cd-libro); è lei la vera protagonista del progetto, l’amata-odiata musa che ispira i quattro Amelie Tritesse nel costruirle attorno soffici tappeti folktronici (Biciclette), ballate pianistiche un pochino nostalgiche (Una ballata per Jeffrey Lee), rock’n’roll sempre acustici ma col pepe al culo (la title track). Quando non è Graziani a declamare i suoi racconti, è il canto di Paolo Marini a dare voce ai brani, come nelle sofferte trame che ammantano At The Door e Suddenly. Disco consigliato, senza alcun dubbio. (Denis Prinzio – IMPATTOSONORO.IT, 2 novembre 2011)
Al contrario della sua omonima ispiratrice parigina, Amelie Tritesse non abita in una realtà fantastica e satura di colori. Non sbatte i suoi occhioni languidi e non si scioglie davanti al grande amore. Vive ai margini dell’impero ed è da lì che arrivano le sue storie, i suoi racconti di vita. Quello che ha da dire ce lo sbatte dritto in faccia, senza tanti complimenti. Anzi, prendendosi e prendendoci pure un po’ per il culo (per intenderci, prestate attenzione a Le 2 Sofia…).
Amelie Tritesse non è una semplice band musicale. È il moniker dietro al quale si cela una vera e propria crew di giovani creativi sfrontati e ribelli. È un progetto made in Abruzzo al cui interno si mescolano musica e fumetti, letture e canzoni. E Cazzo Ne Sapete Voi Del Rock And Roll è il primo frutto che vede ora la luce, composto da un cd con dieci tracce ed un libro illustrato di sessantaquattro pagine.
Quello al quale Manuel Graziani, Giustino Di Gregorio, Paolo Marini e Stefano Di Gregorio danno vita è un energico read’n’rock di provincia inserendosi a pieno titolo nel solco tracciato a suo tempo dai Massimo Volume e proseguito oggi dagli Offlaga Disco Pax. Più sarcastici dei primi, meno ideologici dei secondi, i testi narrati in italiano e supportati da alcuni brani in inglese risultano credibili e seducenti. Senza guardarsi troppo indietro e, soprattutto, senza perdere il gusto di riderci sopra, raccontano di vita passata, di cassette da ascoltare in macchina di notte, di saggezze fugaci, di nonni, bestemmie e bermuda coloniali, di sudarelle adolescenziali, di precariato. Piccole storie di grande umanità sorrette da un sound malleabile che alterna momenti lievi ad altri più spigolosamente rock, atmosfere sintetiche ad intimità folk, chitarre distorte e pianoforti acustici.
Un lavoro da leggere ad alto volume e da ascoltare anche con gli occhi grazie alle belle illustrazioni del fumettista pescarese Fabrizio Pluc Di Nicola che regalano colore e spessore (seppur bidimensionale) ai personaggi che lo popolano. Parole, immagini, suoni a cui prestare attenzione. Soprattutto da parte di chi, di rock’n’roll come della vita, crede da sempre di saperne qualcosa. (Ivan Masciovecchio – ROCKSHOCK.IT, 18 ottobre 2011)
C’è musica plasticosa e vuota da ballare, musica da ascoltare ad occhi chiusi, musica per riflettere, arrabbiarsi e scendere ad urlare in piazza. La musica degli Amelie Tritesse è da leggere e sentire. Non un album, non un semplice progetto multisensoriale di musica, racconti e illustrazioni di volti e interni, momenti e stati d’animo a tratti intensi e colorati (di Fabrizio Pluc Di Nicola), ma quasi uno spettacolo da introiettare e ricreare ascoltando dentro di sé le parole del booklet, storie umilmente cinematografiche e “artigianali” che non insegnano, non vogliono commuovere, ma dipingono la realtà attraverso la realtà, tra audiocassette, svendite di lp, locali, precariato che azzera la voglia e quasi l’opportunità di conversare (nell’ottima, realistica Liverpool pub), ed estati da non amare. Questi frammenti di reale non levigato e abbellito, ma incorniciato nei suoi colori veri, ti lasciano allora lì ad interrogarti sul loro significato, come dinnanzi agli episodi aspri e banali della vita di ogni giorno e alle epifanie di caratteri e riti del quotidiano. Si avverte una cesura tra gli schizzi di batteria, piano e scintillii oscuri di suoni sintetici che fanno da sfondo al reading di Manuel Graziani dal sapore agro e fumoso da un lato e le loro code o intro musicali dall’altro, canzoni vere e proprie con versi in inglese su cui scivola acido il cantato di Paolo Marini, tra ritmica ad alti volumi, chitarre acustiche e riff di piano malinconici. Non mancano tracce in cui la parte spoken è assente (Suddenly, con un basso ctonio e magnetico, e At the Door) e la musica conferma il fascino minimale di un rock acustico che sconfina nella folktronica; esso sa di America e notte e, dondolando piano, mescola gli umori con gli odori delle strade e della città. C’è qualcosa di imperfetto nella musica del gruppo, nel cantato sghembo, nei vuoti che assorbono la luce, e proprio questo qualcosa rende questi brani accattivanti e ruvidi. Completa l’esordio della band di Teramo un “racconto pulito” dello “scribacchino perimetrale” e musicista Manuel Graziani, che tra le preoccupazioni per i vestiti buoni da lavare racchiude screzi, noie e fantasie musicali smithsiane. Dalla provincia cronica la realtà fedelmente ricalcata dagli Amelie Tritesse e catturata dalla loro trama di parole e semplici, amare linee musicali vi aspetta. (Ambrosia J.S. Imbornone – MESCALINA.IT, 10 ottobre 2011)
C’è un senso di feroce familiarità che ti aggredisce appena partono le note degli Amelie Tritesse. Quelle che Manuel Graziani, apprezzato giornalista musicale, ha preparato per il suo progetto, sono le storie di un’umanità periferica che da queste parti dovremmo conoscere fin troppo bene. Tutta quella parte della provincia italiana, che non è quella falsamente ecumenica di Ligabue, per cui la formazione fatta sui dischi (magari dei Gun Club, sognando le palme di Miami) è importante quasi quanto gli insegnamenti di nonni coriacei (come quelli cantati nella tenera Oplà). Nei suoi testi c’è un senso dell’ironia arguto e pungente, capace di fermarsi ad un passo dal cinismo; come quando in uno dei brani più divertenti e amari della raccolta (Liverpool Pub) fa i conti con lo stato d’animo di un precario alle prese con il rampantello di turno. Ad accompagnare la prosa c’è un gruppo affiatato e concreto, che rifugge dalle tentazioni artsy per ricorrere a strutture squisitamente rock. “Un energico read’n’rock di provincia”: sono loro stessi a suggerire la definizione più corretta sulla copertina del libro che accompagna il cd. Un mix inestricabile di musica e letteratura e vita che alterna sferzate elettriche, meditazioni digitali e crescendo elettroacustici che finiscono per prorompere in un canto liberatorio (La Sudarella). Un caso più unico che raro in un panorama musicale pronto come non mai ad affibbiare etichette fallaci. (Diego Ballani – SENTIREASCOLTARE.IT, 1 settembre 2011)
Gli Amelie Tritesse sono un progetto che potremmo definire Read’n’Rock. Manuel Graziani legge le storie che scrive e lo fa in maniera semplice e spontanea, senza pensare tanto all’impostazione della voce, senza la maschera dell’attore. Intanto Paolo Marini, Giustino Di Gregorio e Stefano Di Gregorio rendono palpabile l’atmosfera che Manuel sta evocando, la traducono in note, ne allargano l’orizzonte percettivo. Sono storie di vita quotidiana di provincia, parlano di situazioni in cui ci si imbatte ogni giorno, quelle che ti lasciano dentro quel velo di amarezza. Spesso sconclusionate ma intense come un’epifania. Quello che gli Amelie Tritesse vogliono dire è che il Rock’n’roll non è roba da fighetti. Il rock’n’roll sta anche in un paio di pantaloni bagnati, nelle orecchie che diventano rosse, nel girovagare in macchina senza meta ascoltando i Gun Club. I dieci brani dell’album sono accompagnati da un libri di 64 pagine con le illustrazioni di Fabrizio Di Nicola, un ulteriore punto a favore del progetto teramano. (Stefania Cardenas – ROCKERILLA, luglio-agosto 2011)
Il nome nasce da un gioco di assonanze dialettali e loro sono: Giustino Di Gregorio, Paolo Marini, Stefano Di Gregorio e Manuel Graziani (che SA scrivere e poco importa che lo faccia anche qui su). E disquisire se il quartetto teramano ricordi Massimo Volume o Brizzi e XY sarebbe altrettanto noioso. Ciò che conta è il protagonista: un curatissimo cofanetto con cd e libro, da custodire gelosamente. Sulla carta la penna di Graziani affianca i testi di Marini, accompagnati dalle tavole di Fabrizio Di Nicola e dalla copertina di Maximiliano Bianchi. Anche i timpani ringraziano, appagati da 11 tracce divertenti, intelligenti, crude e ironiche. Il reading di Manuel – che non giudica ma osserva cinicamente, descrive in prima, sorride e si lascia vivere – esplode nel canto di Paolo, su musiche che ricordano sì Elliott Smith ma anche Notwist, Arab Strap e persino C.S.I. Quando di taglio elettronico, quando folk. Certo l’auto-definizione è riduttiva: rock’n’read andrebbe meglio, perché Amelie Tritesse di r’n’r’ ne sa. Eccome. (Barbara Santi– RUMORE, luglio-agosto 2011)
Il progetto Amelie Tritesse nasce dall’incontro tra gli Iver And The Driver e lo scrittore e giornalista Manuel Graziani. Il secondo ci mette testi di taglio squisitamente letterario (in alcuni casi tratti dal suo romanzo breve “La mia banda suona il (punk) rock”, Coniglio, 2007), voce recitante e alcuni contributi strumentali; i primi invece sono responsabili degli arrangiamenti, della gran parte dei suoni, delle melodie e delle voci cantate. Coordinate di massima che in qualche modo rimandano a esperienze importanti come Massimo Volume e Offlaga Disco Pax (questi ultimi anche in virtù dell’uso parziale dell’elettronica), con la differenza che nel caso del quartetto in questione parlato e cantato convivono e si alternano. E, in tutti i casi, quella messa in mostra da “Cazzo ne sapete voi del rock and roll” è una personalità tale da rendere i suddetti paragoni nient’altro che mere indicazioni di massima. Tra intermezzi pianistico-acusticheggianti, nervosa elettricità sottopelle e soffici contaminazioni sintetiche le dieci composizioni del cd scorrono via senza particolari intoppi, e reggono bene alla prova degli ascolti ripetuti, anche perché l’incontro tra canzone e letteratura non si risolve in una mera sovrapposizione, bensì in una compenetrazione organica, un innesto che ha luogo a livello profondo. Un buon esempio di rock autoriale, la cui essenza multimediale viene esaltata da una confezione che racchiude – come da abitudine della Interno 4 – oltre al CD un ricco libretto illustrato contenente un racconto inedito dello stesso Graziani e i testi dei brani, efficaci spaccati di vita di provincia. Insomma, un’operazione che non ci dispiacerebbe affatto avesse un seguito. (Aurelio Pasini – IL MUCCHIO, luglio 2011)
Gli Amelie Tritesse sono una formazione composta da quattro elementi provenienti dalla provincia abruzzese, per la precisione da Teramo: Manuel Graziani (noto anche come scrittore e giornalista musicale), Giustino Di Gregorio, Paolo Marini e Stefano Di Gregorio. “Cazzo ne sapete voi del rock’n’roll” è il titolo della loro prima opera: un disco, ed un libro farcito di illustrazioni, composto da dieci canzoni/racconti con testi scritti da Graziani, parole che riportano storie di vita quotidiana, narrati in modo molto diretto. La voce narrante è proprio quella che caratterizza i brani, su melodie in bilico tra noise e folk-rock malinconico con riferimenti ad artisti come Elliott Smith e Massimo Volume. (ROCKOL.IT, 29 luglio 2011)
È un album d’esordio e come tale meriterebbe un plauso per la complessità con cui è stato confezionato: storie, tante, musiche, di altrettante estrazioni, booklet raffinato e importanti illustrazioni che lo percorrono restituendo il mondo degli Amelie Tritesse. Cazzo ne sapete voi del rock and roll è uno scorcio di provincia italiana (per buona parte dei testi recitati da Manuel Graziani) e al tempo stesso lo specchio di una provincia che tale non verrebbe definita altrove. È più semplicemente l’attenzione alle piccole cose del quotidiano, quei momenti che in una grande metropoli accadrebbero comunque ma su cui non si avrebbe la capacità di soffermasi: viaggi in macchina tra amici nella title track, riferimenti alle passioni manie di ognuno per la musica e le sue modalità di fruizione, la descrizione di un nonno affettuoso ma un po’ burbero, protagonista assoluto della bellissima Oplà. Un brano semplice, sorretto da un loop che fa da corredo a un reading avvincente ma mai sopra le righe. Discorso analogo per Liverpool Pub, in cui a farla da padrona è l’inaspettato e indesiderato incontro con un vecchio compagno di scuola. E allora i pensieri si fanno spesso descrizioni, «enti montani dislocati a casa del diavolo», la mancanza della camicia della generazione co.co.co che da ritratto si fa ironico archetipo. Sotto il racconto scorre un arrangiamento fatto davvero di note, singole, spesso in slegato e riprese dai bassi. Provincia o non provincia, a tanta letteratura americana (Carver ogni tanto qui fa capolino) non si darebbe questa definizione, anzi spesso la si definirebbe vera, di pancia. O alle tante invenzioni musicali anglosassoni. Ed è proprio questo che accade nei dieci brani di Cazzo ne sapete voi… dove il cotè intellettuale esiste nella miscela musicale e nell’allestimento dei brani. Soprattutto quando al recitato si alterna la voce cantante, a volte come intermezzo in Una ballata per Jeffrey Lee, altrove come felice appendice di un brano, ancora in Oplà. Se aboliranno le Province, poco male ne rimarranno l’artigianato e certa capacità d’osservazione. (Andrea Di Gennaro – LA PROVINCIA, 25 luglio 2011)
Un cd-libro di poesia e rock’n’roll
Con un divertente titolo che non passa inosservato, «Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll», il gruppo teramano Amelie Tritesse ha pubblicato di recente per la NdA Press un bel cd-libro, composto da 10 tracce musicali affiancate da 10 racconti brevi e un racconto lungo. Una stimolante esperienza musical-letteraria, o di reading rock, come preferiscono chiamarla gli Amelie Tritesse: l’autore dei testi Manuel Graziani (anche voce narrante, batteria, basso), e gli autori delle musiche Giustino Di Gregorio (suoni, piano, arrangiamenti), Stefano Di Gregorio (batteria, percussioni, basso), Paolo Marini (voce cantante, chitarre, basso). Dieci piccole storie di provincia che sono al centro delle tracce, sobrio connubio di sonorità acustiche ed elettroniche, dal risultato molto piacevole: «Né mondi fantastici, né donnine col nasino all’insù, Amelie Tritesse è un progetto nato nella provincia della provincia, fatto di parole e suoni, voci e strumenti, letture e canzoni, Abruzzo e cassette: un read’n’rocking in presa diretta, imbevuto di folktronica da cameretta e scritto su pellicola in Super 8», spiegano i protagonisti di questo interessante progetto, venuto alla luce dopo quattro anni di lavoro. Giustino e Stefano Di Gregorio insieme a Paolo Marini hanno sapientemente creato un tappeto musicale tessuto di suoni elettronici, indie rock, momenti lirici. Manuel Graziani ha scritto microstorie velate di nostalgia (soprattutto musicali) e autoironia, che ruotano intorno un disincantato io narrante un po’ stropicciato dalla vita, con atmosfere che riecheggiano le sue due precedenti prove letterarie, la raccolta di racconti “I due pusher” (1997) e il romanzo breve “La mia banda suona il (punk)rock” (2007). Accurata la confezione, con il cd accompagnato dal libretto di 64 pagine arricchito dalle illustrazioni del disegnatore pescarese Fabrizio Di Nicola. Dal brano che dà nome all’album è tratto il videoclip ufficiale, con le immagini disegnate da Alessandro Di Massimo e montate da Giuseppe De Tullio. (Anna Fusaro – IL CENTRO, 14 luglio 2011)
Potete sapere l’anno in cui Bob Dylan è caduto dalla sua moto, potete ricordare quanti peli pubici ha Robert Plant o quale modello di chitarra infiammava Jimi Hendrix. Ma cosa cazzo sapete veramente del Rock and Roll? Se credete che il Rock sia roba da duri non avete capito niente. Se credete che suonar veloci ed incazzati assoli di mezz’ora porti dietro con se uno strascico di belle donzelle disposte a tutto, fiumi di droga, capricci infantili e vita dissoluta siete rimasti fermi agli anni ’70 e ai racconti mitologici di Virgin Radio. Dietro tutto questo teatrino di facciata c’è sempre stata una scena montata a tavolino, un mondo di clichè fatto per stupire i ragazzini vogliosi di trasgressione. Questioni e miti che hanno intaccato l’immaginario comune, in cui un genere come il Rock ha sguazzato in acque ormai stagnanti come pesci tropicali rinchiusi nell’antro oceanico di un acquario. Vien da dire, per l’appunto, “Cazzo ne sapete voi del Rock And Roll”. Un titolo che è domanda ed affermazione al tempo stesso, spavalda, saccente ed incazzata, posta da una band che è gruppo musicale e di amici, in una raccolta che condensa musica, letteratura e fumetto da cui stillano goccioline di vita in cui il privato si trasforma in comune.
Manuel Graziani, scrittore scostumato su Rumore ed autore del romanzo “La mia banda suona il (punk) rock”, spiega come è nato un progetto così trasversale che abbraccia più lidi artistici, come quello degli Amelie Tritesse: “Nel 2007 ho pubblicato il libro ‘La mia banda suona il (punk) rock’, per cui ho chiesto a Paolo Marini (cantante delle parti melodiche e anglofone del disco, ndr) di accompagnarmi per una sorta di reading da presentare in giro per l’Italia. L’esperimento ci ha preso fin da subito, e da lì abbiamo reclutato Giustino e Stefano Di Gregorio, e abbiamo registrato i pezzi in presa diretta. Per la parte grafica del progetto abbiamo collaborato invece con Fabrizio Di Nicola, insegnante presso la scuola del fumetto di Pescara”.
Un viaggio musicale, letterario e visivo all’interno di una provincia mentale che attanaglia e impregna le vite di chiunque, metropoli o paesino in cui viva, stretto all’interno delle proprie abitudini e della propria routine, alimentando un vizio che mette a proprio agio qualsiasi essere umano: “I testi recitati sono in parte tratti dal romanzo ‘La mia banda…’, ed in parte tratti dalla mia vita quotidiana passata, prendendo la provincia come luogo ristretto popolato da personaggi che hanno le proprie abitudini, contraddizioni ed una genuinità di fondo”.
Personaggi appunto, presi ed eviscerati di sana pianta dalla vita comune, che vanno dall’ubriacone che ritroviamo tutte le sere appeso al bancone del bar e ai propri deliri etilici brandendo bicchiere di “Bicicletta” (ovvero Campari e trebbiano, ndr), sproloquiando con una lucidità alcolica spiazzante, ai nonni che bestemmiano e non riescono ad adattarsi ad un era di consumismo e superficialità che non gli appartiene (“Oplà”). Si accavallano serate passate in auto vagando senza metà nella città deserta, nostalgiche cassette e vinili, e futili vanti di ex compagni di classe con cui intrattenere le solite vuote ciance di circostanza.
Situazioni e luoghi comuni dove la paranoia si appiccica ai vestiti come nicotina: “La paranoia ce l’abbiamo tutti, dal paesino sperduto alla metropoli sovrappopolata. È chiaro che in queste storie si vuole far sorridere con un retrogusto amaro, ma principalmente utilizziamo l’ironia per non prenderci troppo sul serio ed alleggerire il tutto, altrimenti sarebbero tutte frustrazioni e apatia, ma non è così in realtà. La verità è che noi siamo quelli sani, che sentono il bisogno di un contatto diretto con le persone che ci circondano, che hanno l’impulso ad uscire di casa anche se la città è deserta. Ora la maggioranza della gente si chiude davanti i pc, sostituendo la vita vera con uno schermo”.
Possiamo a questo punto parlare di opera a tutto tondo, sulle cui storie narrate si snodano ora intelaiature acustiche, ora tappeti elettronici minimali, intervallati da illustrazioni dal tratto graffiante e che compongono una serie di istantanee grezze ed espressive, e che riassumono nella immediatezza di un attimo il cuore pulsante di vita che gronda da ogni composizione.
Studi cronologici, psicologici e sociali, fiumi di critiche e recensioni, sono serviti a ben poco, se non a mantenere una memoria storica. Quindi? Si tratta “solo di Rock n’ Roll”?
“Il Rock and Roll non è da capire. Il Rock n Roll va vissuto, non agli eccessi come la storia ha mitizzato, ma portando avanti una vita molto semplice e senza troppe pippe mentali. Condividere gli ascolti con gli amici, passare serate al bar, osservare e capire le persone semplici che si ha attorno. Così come il rock è il verbo della semplicità e dell’immediatezza”.
L’essenza del Rock and Roll è visibilmente nascosta nella semplicità di due accordi, ed è questo che non avete capito. Sta tutto qui, tutto in questo disco, tutto in questo libro, tutto in questo fumetto. Una lezione di Rock – e di vita – di una semplicità disarmante.(Luca Minutolo – INTERCITY n. 175, 7-21 luglio 2011)
Tra Massimo Volume ed Enrico Brizzi, Manuel e la band volano tra storie oblique e “nostri” suoni in un connubio intrigante. Con la giusta ironia e una buona dose di cattiveria. (Tony Face – TONYFACE.BLOGSPOT.COM, 30 giugno 2011)
Vi assicuro che il titolo di quest’album ci sta tutto, da una band alla sua prima prova discografica, ma che ha una grande gavetta alle spalle. Potrebbe venirvi spontaneo uno scatto d’orgoglio e dire, ma porca puttana il rock and roll lo conosco benissimo, eppure dopo aver letto ed ascoltato questi dieci racconti potrebbe sembrarvi di non aver mai vissuto sulla propria pelle le stesse attitudini raccontante in queste storie, o forse mi sbaglio. Ho conosciuto per caso gli Amelie Tritesse in un concerto/mostra, quattro anni fa a Teramo. Attendevo da molto tempo questo lavoro, nel frattempo però avevo avuto modo di acquistare il libro di Manuel Graziani, “La mia banda suona il (punk) rock”, in seguito intervistarlo a casa sua e continuare a leggere mese dopo mese le sue recensioni su Rumore. Contemporaneamente ho anche instaurato una buona amicizia con Paolo Marini, approfondendo i suoi progetti, prima con gli Iver & the drIver (Ghost Records) e poi con i delaWater. A questa band sono particolarmente affezionato, gli Amelie Tritesse mi ricorderanno per sempre i miei anni universitari. Ascoltare finalmente quest’album è una grossa emozione, ma purtroppo devo mettere da parte questo moto interiore e bacchettarli un’attimino. A livello musicale ha ben poco da dire, la storia cambia se questo lavoro viene preso solo per quello che é – un audio/libro – che certamente, da questo punto di vista rende tutto più notevole. Le influenze dei reading di Manuel Graziani si fanno sentire, troppo simili però a quelli di Enrico Brizzi, soprattutto con i Frida X. Tutto sommato non male come primo lavoro in studio. Dal primo brano, che da il nome al disco, è stato realizzato un videoclip, con disegni ed animazioni di Alessandro Di Massimo (LA RAJE – rivista di fumetti autoprodotta) questo è uno dei pezzi più riusciti della band abruzzese. L’Amelie di questo gruppo è di sicuro più birichina di quel mondo favoloso. Favoloso in un altro modo, ad esempio in quello di “Oplà”, un bel racconto musicato, dove compare il nonno bestemmiatore di Manuel e i “suoi” bermuda coloniali nuovi. Oppure nel secondo brano “La 2 Sofia” raccontato per metà in italiano e metà cantato in inglese, con un intro alla “Vecchi Difetti” dei Marta sui Tubi, in cui si può leggere ed ascoltare “watch my… watch my… watch my… m’bacc a’ stu cazz!”. Il brano meno riuscito è il quinto “Una ballata per Jeffry Lee” in sottofondo una base con il piano digitale, che non rende come dovrebbe, vista la sfrenata passione di Manuel per Mr Lee Pierce e i Gun Club, ci si aspettava una musica decisamente meno nostalgica, ma appunto che cazzo ne sappiamo noi di cosa si prova a tornare indietro con la mente, precisamente nei suoi anni 90! Il disco procede tra chitarre acustiche e basi elettroniche, dove ai reading di Manuel si alterna il cantato malinconico di Paolo, in inglese, come “Suddenly”, uno dei primi brani scritti dalla band. “Liverpool pub” è un brano degno di nota, dedicato al famoso pub di Teramo, dove tra una birra e l’altra vengono proiettati i live di band storiche Rock, che ogni sera il gestore del locale sceglie accuratamente, per questo immancabile nei ricordi dei teramani. So che se mettessi un 3 a questo lavoro i diretti interessati non se la prenderanno di certo a male, ma vi garantisco che avere tra le mani questo disco è molto diverso dal consueto. Prima di tutto non è un semplice album, ma un libro in formato dvd, dove il disco funge quasi da surplus. Su questo album è stato fatto un lavoro non indifferente, il libretto ad esempio, dove ai dieci racconti scritti su carta nera con inchiostro bianco, si alternano le illustrazioni di Fabrizio “Pluc” Di Nicola. Gli Amelie Tritesse meritano un incoraggiamento ad andare avanti, non tralasciando però che questo “Cazzo ne sapete voi del rock and roll” non sarà la bibbia di tutti noi, (disgraziati nati negli anni sbagliati) ma un opera che di sicuro custodirò gelosamente tra i miei libri preferiti. (Giovanni Amoroso – STORDISCO.BLOGSPOT.COM, 28 giugno 2011)
E ci sarebbe da chiederselo a volte, quando si ascolta certa musica quantomeno opinabile. Rock’n’Roll come sistema di vita, come influsso vitale, come esperimento ben riuscito della società del ‘900, alla ricerca di un’espressione, di un’alternativa, di uno sfogo. Sarà per queste riflessioni che quando mi è capitato tra le mani il cofanetto degli Amelie Tritesse non ho saputo resistere alla tentazione ed ho cominciato a leggere avidamente, e ad ascoltare altrettanto avidamente. Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll, edito dalla NdA Press, è il tributo che gli Amelie Tritesse danno alla musica e alla concezione moderna del rock, a quello stile di pensiero che influenza ogni singolo momento della giornata. Un read’n’rock senza pausa, dove i 10 racconti brevi di Manuel Graziani, recitati dallo stesso Graziani vengono accompagnati e avvolti da un tappeto sonoro e illustrati da Fabrizio Pluc Di Nicola con immagini dirette, toccanti, esplicative, molto on the road. Né mondi fantastici, né donnine col nasino all’insù, Amelie Tritesse è un progetto nato nella provincia della provincia, fatto di parole e suoni, voci e strumenti, letture e canzoni: un read’n’rocking in presa diretta, in un ciclico gioco di sottrazione che si posa sulle canzoni sgualcite di Paolo Marini (voce cantante, chitarre & basso), i suoni elettronici di Giustino Di Gregorio (suoni, piano e arrangiamenti) e il battere sensibile di Stefano Di Gregorio (batteria, percussioni friendly & basso), per poi entrare in tackle scivolato sulle caviglie delle storie di Manuel Graziani (voce narrante, batteria e basso). Un progetto ambizioso e completo, che investe i sensi e il cervello, imbevendolo di informazioni, sensazioni, storie di oggi e di sempre, Cazzo ne sapete voi del rock and roll, più che un progetto musicale diventa a pieno titolo un mix armonico e articolato di letteratura e musica, che in piena tendenza del futuro si sposa bene con gli audiolibri in commercio. Già in copertina la donna che ci guarda lo fa con lo sguardo profondo e irridente di chi la sa lunga, aprendoci ad un cofanetto di racconti, canzoni, illustrazioni, storie di ordinaria vita di provincia e ambientazioni sonore tra garage-rock e folktronica, come fosse un cofanetto che cela un piccolo tesoro. E il tesoro sono quegli scorci di quotidianità che, grazie ai chiaro-scuri dell’ironia, descrivono la parte più intima della provincia italiana e della vita di ognuno: amici, amori, vita famigliare, tutto contribuisce a costruire la storia, quella personale, quella sociale, quella ordinaria. Storie, piccoli cammei che tengono inchiodati all’ascolto, raccontate con l’ausilio della voce narrante, ma anche con la melodia musicale, a volte scarna, a volte più organica, o anche solo con la ritmica cangiante delle linee di basso, che sfocia così in un rock intimo, però dai ritmi ipnotici e dalle interessanti costruzioni elettroniche, mai banali. Tutto lascia pensare che carne al fuoco ce n’è: un gruppo da scoprire, un libro da scoltare e musica da leggere, cosa si può desiderare di più? (Eva Kent – MARTEMAGAZINE.IT, 28 giugno 2011)
La donna della copertina ci guarda dritto negli occhi a mo’ di sfida: “Cazzo ne sapete voi del rock and roll?” Questo è il titolo della prima pubblicazione degli Amelie Tritesse, un cofanetto di racconti, canzoni, illustrazioni, storie di ordinaria vita di provincia e ambientazioni sonore tra garage-rock e folktronica, che si intrecciano per cogliere dieci frammenti di esistenza in stile read’n’rock. Se il primo nome che viene in mente è quello dei Massimo Volume, meglio forse marcare le differenze. “Cazzo ne sapete voi del rock and roll” è una raccolta di racconti in cui la voce narrante di Manuel Graziani è accompagnata dalla musica, talvolta in una versione più essenziale con qualche eco elettronico (“Oplà”), altre in una forma più discorsiva di chitarra-basso-batteria. Quasi come un controcanto, si aggiungono le incursioni melodiche di Paolo Marini, voce cantante che in qualche occasione ritrova anche le vesti più canoniche della canzone pop-rock (“Le 2 Sofia”, “Suddenly”). Così, da un’inconsueta modalità di incontro tra musica e narrazione (a cui si aggiungono le illustrazioni di Fabrizio de Nicola), prendono forma degli scorci di quotidianità che, grazie ai chiaro-scuri dell’ironia descrivono la parte più intima della provincia italiana: i giri in macchina con gli amici, i compagni di classe che non avresti mai voluto rincontrare, le estati in technicolor che avrebbero fatto inorridire i nonni dalla faccia in bianco e nero. E a questa ironia di fondo fa eco una latente nostalgia per la spensieratezza della gioventù, rappresentata proprio dalla musica (“Una ballata per Jeffrey Lee”), che fortunatamente qualche volta torna ad affacciarsi in forme di incontrollabile pudore (“La sudarella”). Il rock si annida dunque nell’intimità e talvolta nella banalità delle piccole cose di provincia: per saperne di più forse è necessario mettersi all’ascolto di queste storie che, pur nella forma di un esordio che aspetta conferme, gli Amelie Tritesse hanno saputo raccontare. (Angela Maiello – ROCKIT.IT, 22 giugno 2011)
Un libro, un disco, un esperimento cross-genere curioso ed interessante. Amelie Tritesse è un progetto nato nella piccola città di Teramo, un “read n’rocking in presa diretta”, imbevuto di folktronica da cameretta e scritto su pellicola in Super 8. Un ciclico gioco di sottrazione che si posa sulle canzoni sgualcite di Paolo Marini, i suoni elettronici di Giustino Di Gregorio e il battere sensibile di Stefano Di Gregorio, per poi entrare in tackle scivolato sulle caviglie delle storie di Manuel Graziani. 10 tracce coraggiose che rappresentano uno squarcio sulla vita della piccola ma vivissima provincia italiana; e un libro fatto di 10 racconti brevi e un racconto lungo di Manuel Graziani illustrati da Fabrizio Pluc Di Nicola. Piccoli camei che tengono inchiodati all’ascolto, che obbligano all’attenzione coinvolgendo i fruitori di questo disco. Davvero una curiosa ed interessante prova artistica. (BEAT MAGAZINE, giugno 2011)
Amelie Tritesse: read ‘n’ rock da Teramo formato “XL”
C’è qualcosa, nella vita di provincia, che ha sia del frustrante che del glorioso: mandare avanti il tran tran quotidiano, sorbirsi gli stessi volti, le stesse abitudini, trascinarsi giorno per giorno combattendo la voglia di lasciarsi andare. Eppure, forse anche per autodifesa, è da queste sensazioni che può nascere la volontà di sentirsi protagonisti di una crociata contro tutto e tutti, nella rivalsa del tentativo di emergere. C’è chi esorcizza con la protesta, chi con i disegni e i graffiti, chi lo fa scrivendo. E chi suonando. Amelie Tritesse, gruppo di estrazione genuinamente provinciale (tutti i membri vengono dai dintorni del teramano: Manuel Graziani, Paolo Marini, Giustino e Stefano Di Gregorio), prodotto dall’etichetta Interno 4 Records e distribuito da NdA Press, ha proposto in tutt’Italia il suo cofanetto d’esordio già dalla fine di maggio, e il consenso unanime non ha tardato a farsi vivo. Proseguono infatti le presentazioni (lo scorso venerdì alla libreria Primo Moroni di Pescara insieme al secondo numero del contenitore a fumetti La Raje, sabato 18 giugno ad Ortona nel Complesso Monumentale S.Anna in Corso Garibaldi e domenica 26 giugno presso la libreria InfoModoShop di Bologna), di “Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll”. Così titola l’uscita discografica piuttosto corposa che comprende, oltre al cd del rock reading anche un book con dieci racconti di Manuel Graziani illustrati dal fumettista pescarese Fabrizio “Pluc” Di Nicola. Ma la notizia del momento è che ora gli Amelie Tritesse possono attestare un piccolo, grande risultato: la pagina face book del famoso mensile XL di Repubblica, autorevole vetrina di avanguardie musicali, letterarie e fumettistiche, ha deciso infatti di diffondere in condivisione con tutti i suoi lettori il video omonimo del cd, realizzato da Alessandro Di Massimo (curatore dell’antologia di fumetti La Raje) e Giuseppe De Tullio. Compendio di un recitativo in salsa rock dai toni quasi ipnotici, che si fonda su piccole storie, suggestioni, atmosfere, tutte prese di peso dal quotidiano e dalla vita di periferia e incise in musica. Un’operazione di visibilità incrociata tutta teramana che sta dando i suoi frutti. (Vincenzo De Cesaris – TERAMONEWS.COM, 15 giugno 2011)
Mettete insieme uno scrittore e un gruppo di musicisti e fateli lavorare assieme e verrà fuori qualcosa come “Cazzo ne sapete voi del rock and roll”, album d’esordio firmato Amelie Tritesse. Da una parte la band (Giustino e Stefano Di Gregorio con Paolo Marini), dall’altra il giornalista e blogger Manuel Graziani, impegnati a dar nuova luce a 10 racconti scritti da quest’ultimo (alcuni tratti dal suo romanzo “La mia banda suona il (punk) rock”), con l’aiuto di Fabrizio Pluc Di Nicola che ha illustrato il libretto interno del cd. Lo chiamano “Read’n’rock di provincia”, un po’ per i temi trattati, un po’ per l’indole delle sonorità. Fatto sta che, sebbene gli accostamenti più ovvi quando si tratta di un disco dove c’è un testo recitato sulla musica vadano ai soliti Massimo Volume e Offlaga Disco Pax, qui le cose sono assai diverse, anche perché ci sono varie parti cantate in inglese (da Paolo Marini) e poi per l’atmosfera che si respira tra le varie tracce. Progetto intrigante, ascolto consigliato. (Guido Siliotto – SUPERMIZZI.BLOGSPOT.COM, 17 giugno 2011)
Preparatevi all’audiolibro, perché sta conquistando il mondo ed è approdato finalmente anche in Italia, tant’è che la lungimirante NdA ha messo su una collana interamente dedicata alla fusione tra musica e narrativa, Interno 4 Records. E via con il primo lavoro ufficiale degli Amelie Tritesse, che non è il nome di un’ipotetica Musa ispiratrice, ma un finto francesismo che in dialetto teramano/abruzzese sta per “me li mangerei/triterei”. Quello di Manuel Graziani, autore dei testi e interprete vocale di questo lungo spoken word, è un nome che qui in Italia dovrebbe essere ben noto a chi si occupa o interessa di musica punk: corrispondente storico di Rumore, giornalista musicale e scrittore, ha dato alle stampe qualche anno fa, per i tipi di Coniglio Editore, il romanzo breve “La mia banda suona il (punk) rock”, da cui alcuni brani degli Amelie Tritesse sono direttamente tratti. Il resto della gang è composto da Giustino e Stefano Di Gregorio e Paolo Marini, super-veterani di tutto rispetto della scena indie-wave-rumoristica dei primi anni ’90. 10 brani 10, che sono prevalentemente storie dalla provincia profonda cariche dell’inconfondibile ironia di Graziani e legate direttamente o indirettamente al rock’n’roll e alla passione sfegatata per lo stesso (vedi su tutte “Una ballata per Jeffrey Lee”, azzeccatissimo memoriale autobiografico a mo’ di tributo ai Gun Club). Il tappeto sonoro accompagna la narrazione con un’atmosfera orecchiabile e variegata a base di piano, percussioni e inserti cantati in aggiunta alla classica tripletta di basso, batteria e chitarra. Un ascolto godibilissimo, che riporta alla mente i Diaframma più discorsivi del Fiumani seconda maniera, e che continua a girare nel mio lettore ininterrottamente. Splendide illustrazioni di Fabrizio Pluc Di Nicola nel libretto allegato, a suggellare un imperdibile connubio che guarda in avanti. Cazzo ne sapete voi del rock and roll se ve lo fate scappare? (Simone Lucciola – LAMETTE.IT, 12 giugno 2011)
Amelie Tritesse, i suoni e le visioni di un collettivo artistico
Parole in musica, narrazione visiva, flash, slanci improvvisi indie. Un concerto, una esperienza, un libero flusso di pensieri. Ricordi a ruota libera snocciolati su melodie laconiche, trasognate. Il concerto di presentazione del cd/libro “Cazzo ne sapete voi del Rock and Roll” (Interno4 records/NDA) della band teramana Amelie Tritesse, è stato un trita-tutto di esperienze, di influenze artistiche differenti. Una band, una immagine, un progetto, un ideale artistico. Un vero collettivo musical-letterario, un matrimonio tra suoni e visioni, quello messo in piedi quattro anni fa da musicisti, scrittori e fumettisti teramani alla ricerca di nuove sperimentazioni. Una Factory warholiana-velvetiana di casa nostra, direbbe qualcuno, che ieri sera, in un New Galadhrim delle grandi occasioni, ha presentato la sua idea. Artefici del progetto sono Manuel Graziani, Paolo Marini, Giustino Di Gregorio e Stefano Di Gregorio. Con loro, una vera e propria “crew” di artisti dell’immagine, composta da Fabrizio Di Nicola, Alessandro Di Massimo, Giuseppe De Tullio. Il videoclip che ha aperto la serata è una vita condensata in poco più di 5 minuti, dove i racconti di episodi di vita vissuta riassumono un’attitudine, un ‘inquietudine, un ideale. Rock ‘n’ roll. Una volta di diceva così. Ora, chissà, le definizioni si susseguirebbero molteplici. La narrazione vocale su suoni figli dell’alternative melodico e graffiante dei ’90 suona molto simile ad una vera e propria confessione ironica, nuda a momenti, che a momenti prende a modello la lezione indiscussa degli Offlaga Disco Pax. Nel mezzo, sottopelle, scorre la musica. A tratti sibilante, a tratti pulsante. Su tutti, “Sofia”, improvvisa apertura ariosa che non sfigurerebbe nel grande circuito da classifica del rock alternativo nostrano. Attorno a lei, tanti altri personaggi “accantonati”, che vivono ai margini di una provincia italiana, in quanto tale marginale ai circuiti commerciali più battuti, racchiusi in un totale di dieci brani che non dispiaceranno a coloro che cercano un’ esperienza diversa. Musica diversa, quella degli Amelie Tritesse. E amen se qualcuno eventualmente può avere storto il naso. Ma in fin dei conti, “cosa cazzo ne sapete voi del rock ‘n’ roll…”. (Raul Ricci – ILCORRIEREDABRUZZO.IT, 14 maggio 2011)
La provincia suona il rock
La casa editrice Nda e la neonata casa discografica Interno 4 records presentano “Cazzo ne sapete voi del rock and roll”, esordio per gli Amelie Tritesse. Un “reading rock” senza pausa, dove i testi recitati da Manuel Graziani vengono accompagnati e avvolti da un tappeto sonoro che incontra Elliott Smith e i Massimo Volume…
Né mondi fantastici, né donnine col nasino all’insù. Amelie Tritesse è un progetto nato nella provincia della provincia, fatto di parole e suoni, voci e strumenti, letture e canzoni, Abruzzo e cassette: un reading in chiave rock in presa diretta, imbevuto di soul, folk ed elettronica da cameretta e scritto su pellicola in Super 8. Un ciclico gioco di sottrazione che si posa sulle canzoni sgualcite di Paolo Marini, i suoni elettronici di Giustino Di Gregorio e il battere sensibile di Stefano Di Gregorio, per poi entrare in tackle scivolato sulle caviglie delle storie di Manuel Graziani, autore di dieci racconti brevi e di un racconto lungo illustrati da Fabrizio Pluc Di Nicola con altrettante illustrazioni e un poster interno. La provincia suona e vive da sempre il rock. L’isolamento, la lontananza, l’essere fuori dal “qui ed ora” segna e crea dei percorsi creativi fantastici, in cui l’arrendersi ruba spazio all’emotività, in cui le storie assumono dimensioni fantastiche e le persone, lontane dai fasti e dalle luci accecanti dell’ombelico del mondo, riescono ancora ad emozionarsi ed incazzarsi per ciò che accade. La nostra Italia, le nostre città, la nostra comitiva, persino la nostra cameretta e la nostra auto escono allo scoperto per raccontarsi e raccontarci. (Ennio Ciotta – IL PAESE NUOVO, 29 maggio 2011)